È tornata la Festa di Sant'Antonio Abate e la benedizione degli animali

 

 

Si è svolta ieri mattina, in forma completa, la tradizionale festa di Sant’Antonio Abate, con la tradizionale benedizione degli animali, grazie all’impegno dell’Associazione Culturale “Teramo Nostra” e al supporto dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”, della Facoltà di Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo (UNITE) e del Comune di Teramo.

 

Dopo la funzione religiosa presso la Chiesa di Sant’Antonio di Padova, in Corso de Michetti, con il Coro della Cattedrale di S. Maria Assunta, davanti a Porta Melatina, nelle adiacenze di Piazzale San Francesco, si è tenuta alle 11,30 circa la benedizione degli animali; presenti alla celebrazione: caprette, pecore, cagnolini, … oltre a un pubblico vasto e agli alunni di alcune classi della Scuola Elementare San Berardo, del Liceo Classico Delfico, del Liceo Milli e dell’Istituto Di Poppa.

 

Ma chi era Sant’Antonio Abate e perché spesso lo troviamo raffigurato in compagnia di un maiale ai suoi piedi o nelle sue braccia?

 

In epoca Medioevale, i monaci di Sant’Antonio, gli Antoniani, allevavano maiali regalati dai contadini del posto con il fine di nutrire i poveri e di creare, con il loro grasso e le erbe officinali, unguenti medicamentosi. Da qui Sant’Antonio divenne patrono dei maiali e, in seguito, di tutti gli animali domestici e della stalla.

 

Ma, oltre alla tradizione legata agli Antoniani –che risulta essere la più diffusa e conosciuta - il legame tra Sant’Antonio e il maiale sarebbe il frutto anche di alcune leggende meno note.

 

Conosciamole insieme.

 

Durante un viaggio in mare, una scrofa depose ai piedi del Santo un maialino malato: Sant’Antonio, con il Segno della Croce, riuscì a guarirlo, diventando così per lui un compagno di vita inseparabile.

 

E ancora: Sant’Antonio, nello scendere negli Inferi per affrontare Satana e salvare alcune anime, mandò il suo maialino – che aveva una piccola campana legata al collo – a seminare un po' di scompiglio e a distrarre gli altri demoni; approfittando dell’occasione, rubò il fuoco infernale per farne dono agli uomini. Da qui il Santo fu chiamato anche il Sant’Antonio del Fuoco, tanto che in alcune zone la notte del 17 gennaio si accendono i falò per bruciare il male dei mesi passati, per aprirsi positivamente a quelli che dovranno arrivare.

 

 

 

18 gennaio 2023 (CDI)

 
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© IZSAM Gennaio 2023
 
 
 
 
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