IL VIAGGIO DEL VIRUS WEST NILE: DALLA SUA ORIGINE ALLA DIFFUSIONE TRA CONTINENTI

 
 
 
 
 

Dall’Africa all’Europa, e ritorno. Una ricerca che mostra una strada anche a doppio senso di marcia, disegnata dalla complessa interazione tra uccelli migratori e zanzare

 
 
 

Il virus West Nile (WNV) ha da tempo attirato l'attenzione della comunità scientifica. Scoperto nel 1937 in Uganda, nel distretto West Nile da cui prende il nome, è uno dei virus più diffusi a livello mondiale, e rappresenta una preoccupazione crescente per le autorità sanitarie a causa della sua capacità di provocare la malattia nell’uomo. Una ricerca condotta dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo in collaborazione con l’Università di Trento, la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige e l’Istituto Pasteur di Dakar in Senegal, ha ora esplorato le modalità di diffusione del WNV, scoprendo percorsi complessi, e in parte inaspettati, che legano Africa ed Europa. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Communications.

 

Sebbene la maggior parte delle persone infettate non manifestino sintomi, nel 20% di loro si sviluppa una forma sintomatica, la febbre West Nile, mentre nell’1% si possono avere complicanze neurologiche potenzialmente mortali, in particolare negli anziani o in chi ha un sistema immunitario compromesso. Questi dati portano il virus sotto i riflettori dei sistemi sanitari e dei ricercatori al fine di comprendere a fondo le modalità di trasmissione dell’infezione in modo da pianificare interventi preventivi.

 

Al centro delle dinamiche di diffusione del virus vi sono gli uccelli e le zanzare, in particolare quelle del genere Culex (la comune zanzara che vediamo anche nei territori italiani). Gli uccelli infetti vengono punti dalle zanzare che, dopo circa una settimana, possono trasmettere nuovamente il virus ad altri uccelli. Ma queste zanzare si nutrono del sangue anche di esseri umani, cavalli e altri mammiferi, trasmettendo il virus anche a loro. Una curiosità: i mammiferi sono “vicoli ciechi” per il virus. In altri termini, anche se infetti, nel loro sangue non si sviluppano livelli sufficientemente elevati di virus, e quindi non possono trasmettere nuovamente il West Nile ad altre zanzare. Ecco perché sono gli uccelli, inclusi quelli migratori, i veri protagonisti di questa storia.

 

Per comprendere meglio come il WNV si diffonde, i ricercatori hanno utilizzato tecniche avanzate di analisi genetica per mezzo delle quali hanno ottenuto una ricostruzione dell'albero evolutivo dei vari ceppi di virus. A queste informazioni sono state aggiunte ricostruzioni geografiche sull’evoluzione dell’infezione. La combinazione dei due metodi ha permesso di delineare le rotte di diffusione del virus, fornendo dettagli sulle sue origini e sulla modalità con cui si è diffuso nel corso del tempo. La ricerca, in particolare, si è concentrata su due principali lineage del virus, L1 e L2, che hanno percorsi e storie evolutive diversi, anche sorprendenti.

 

“Il WNV L2 – dice Giulia Mencattelli, Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e del Molise (IZSAM), prima coautrice del paper con Andrea Silverj e Marie Henriette Dior Ndione - ha una storia evolutiva piuttosto semplice: ci sono stati pochi eventi che hanno visto la sua introduzione dall'Africa del Sud all'Europa, un percorso a senso unico, diciamo. Molto più interessante, invece, è risultato il WNV L1, che sembra avere una storia particolarmente complessa con molteplici sottogruppi e diversi flussi genetici tra paesi e continenti. In dettaglio, esiste un vero e proprio ‘corridoio’ tra Senegal, Marocco e i paesi europei del Mediterraneo occidentale, come Portogallo, Spagna, Francia e Italia. Ma secondo le nostre analisi non è un corridoio a senso unico: avvengono anche introduzioni che vanno dall'Europa all'Africa”.

 

Dati genetici e geografici, poi, evidenziano come le rotte migratorie degli uccelli e la diffusione del WNV sembrino sovrapporsi. Questo suggerisce un possibile ruolo cruciale degli uccelli migratori come trasportatori del WNV tra diverse aree geografiche. “Ma gli uccelli rappresentano solo uno dei fattori. – dice Giovanni Savini, IZSAM, coordinatore del gruppo di ricerca - Dobbiamo anche comprendere a fondo il ruolo delle zanzare e la risposta immunitaria dei vari ospiti. Ad esempio, entrambi i lineage, L1 e L2, infettano le stesse specie di uccelli, ma sappiamo che L1 sembra diffondersi più efficientemente di L2. Questo potrebbe essere dovuto a fattori diversi che ora puntiamo ad esplorare”.

 

L’integrazione dei dati genetici virali con informazioni relative ai movimenti degli uccelli migratori e alla suscettibilità all’infezione delle varie specie potrà portare a una comprensione più profonda di come il virus si diffonde. Informazioni fondamentali per prevedere e mitigare l'impatto delle future epidemie, costituendo un modello di studio anche per altri virus emergenti.

 
 
 

 

SPATIAL AND TEMPORAL DYNAMICS OF WEST NILE VIRUS BETWEEN AFRICA AND EUROPE

Mencattelli, G., Ndione, M. H. D., Silverj, A., Diagne, M. M., Curini, V., Teodori, L., ... & Savini, G. (2023). Spatial and temporal dynamics of West Nile virus between Africa and Europe. Nature Communications, 14(1), 6440. DOI: https://doi.org/10.1038/s41467-023-42185-7

 

 

Giovanni Savini

 
 

 
 
 
 
© IZSAM Febbraio 2024
 
 
 
 
 
 

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