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Primo caso documentato di Febbre Emorragica del Congo-Crimea (CCHF) In Europa Occidentale, Penisola Iberica (Spagna)

La febbre Congo-Crimea (Crimean-Congo haemorrhagic fever, CCHF) è una febbre virale emorragica provocata da un virus del genere Nairovirus che si trasmette per lo più attraverso la puntura di zecche infette. La trasmissione può avvenire sia mediante la puntura di un artropode ematofago appartenente alla famiglia Ixodidae, genere Hyalomma, che costituisce il principale vettore, sia attraverso zecche appartenenti a generi differenti, in grado comunque di trasmettere il virus (Estrada-Pena et al., 2012). La CCHF può inoltre essere trasmessa per contatto diretto con sangue o tessuti di animali viremici (Ftika et al., 2013; Leblebicioglu et al., 2016). I reservoir del virus della CCHF (CCHFV) comprendono una vasta gamma di animali selvatici e domestici, quali bovini, pecore e capre. Gli animali in genere contraggono l’infezione attraverso la puntura di zecche infette.

Il rischio di esposizione alla malattia aumenta in talune categorie professionali quali veterinari, lavoratori agricoli, operatori del settore alimentare che operano all’interno di strutture adibite alle attività di macellazione a causa di una più elevata probabilità di contatto con il vettore o con animali potenzialmente infetti. La trasmissione diretta tra soggetti infetti e la trasmissione nosocomiale sono occasionali, ma non insoliti, soprattutto quando, nei pazienti in cui la malattia ha raggiunto stadi più avanzati, il rischio d’infezione aumenta a causa di una maggiore eliminazione del virus (Celikbas et al., 2014; Parlak et al 2015).

 

La diffusione della malattia è capillare in Africa, nei Balcani, nel Medio Oriente e nei Paesi asiatici, dove sono stati isolati e tipizzati sette genotipi del CCHFV. Nei Paesi dell'Unione Europea, alcuni casi sporadici sono stati segnalati in Bulgaria e in Grecia (ECDC 2013; Papa et al., 2008), mentre nei Balcani la CCHF è endemica. Tra i Paesi candidati all’UE, la Turchia è il Paese più colpito.

 

Il periodo d’incubazione può variare in funzione delle modalità di trasmissione e in base alla carica virale (Vorou et al., 2007; Nabeth et al., 2007). Dopo la trasmissione avvenuta a seguito della puntura di una zecca, il periodo d’incubazione può oscillare da uno a tre giorni, mentre dopo l'esposizione a sangue o fluidi corporei infetti il periodo d’incubazione può variare da tre a sette giorni; tale periodo si può potenzialmente ridurre, a seconda della carica virale presente nel sangue infetto (Naderi et al., 2013). I sintomi di CCHF nell’uomo includono febbre alta, mialgia, vertigini, fotofobia, dolore addominale, diarrea, vomito e, nei casi più gravi, emorragie sistemiche (ECDC 2016).

 

Il 31 agosto 2016, due casi d’infezione da CCHF sono stati riportati a Madrid, testimoniando per la prima volta la presenza della malattia in Spagna. Il primo caso registrato nella penisola Iberica si è verificato in un uomo di 62 anni, il quale molto probabilmente ha contratto l’infezione attraverso il contatto diretto con un artropode vettore durante alcune escursioni nella comunità di San Juan del Molinillo (Avilla). È interessante notare che il virus è stato identificato in zecche appartenenti alla specie Hyalomma lusitanicum prelevate a ovest della Spagna, vicino al confine con il Portogallo (Estrada-Pena et al., 2012). Dopo i primi segni clinici, il paziente è stato ricoverato presso il reparto di terapia intensiva (ICU) dell’Infanta Leonor Hospital di Madrid. In seguito, l’uomo è stato trasferito presso il reparto di terapia intensiva ad alto livello isolamento nell'Ospedale Gregorio Marañón di Madrid, dove il decesso è sopraggiunto il 25 agosto (Figura 1).

 
 
Figura 1. Localizzazione geografica nella Penisola Iberica in cui la CCHF è stata registrata e percorso tracciato del primo caso clinico
 

■ Avilla, Spagna, il riferimento mostra il luogo in cui il paziente molto probabilmente è stato infettato attraverso il contatto con un artropode infetto

● il riferimento mostra la localizzazione dell’unità di terapia intensiva (ICU) dell'ospedale Infanta Leonor, Madrid, dove il paziente è stato ricoverato e dove è avvenuta l’esposizione a seguito della quale il secondo paziente ha contratto l’infezione

▲ il riferimento mostra la localizzazione dell’unità di terapia intensiva (ICU) ad alto livello d’isolamento presso l'ospedale Gregorio Marañón, Madrid, dove il primo paziente è stato trasferito).

 

Il secondo caso, registrato a Madrid nei giorni successivi, si è verificato in una operatrice sanitaria di 50 anni, in servizio presso il reparto di terapia intensiva dell’Infanta Leonor Hospital, che aveva prestato cure sanitarie al paziente affetto da CCHF durante il ricovero. L’operatrice sanitaria, pochi giorni dopo il contatto diretto con il paziente infetto, aveva sviluppato segni clinici compatibili con la CCHF, quindi è stata immediatamente ricoverata in ospedale, con prognosi favorevole. Entrambi i casi sono stati confermati mediante PCR presso il Centro Nazionale di Microbiologia in Spagna.

 

I due casi rappresentano la prima segnalazione di casi autoctoni di CCHF in Spagna e nell’Europa sudoccidentale.

 

In riferimento ai due casi autoctoni di infezione da CCHF riportati dalle autorità sanitarie di Madrid, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), l’8 settembre scorso, ha pubblicato una valutazione del rischio. Il documento sottolinea i diversi rischi associati alla trasmissione del virus tramite vettore (morso di zecca), via nosocomiale o tramite passaggio di sostanze di origine umana e suggerisce diverse opzioni di risposta.

 

Nel documento l’ECDC riferisce che la rilevazione dell’infezione da CCHFV in Spagna non è un evento inaspettato poiché ne è stata recentemente accertata la circolazione nella fauna selvatica (nelle zecche della Comunità di Extremadura, nella parte occidentale del Paese). Inoltre l’ECDC sottolinea che la trasmissione nosocomiale può avvenire anche in zone non endemiche se non si applicano tutte le appropriate misure di prevenzione e controllo. La valutazione del rischio ribadisce che, nonostante siano possibili ulteriori casi sporadici, la probabilità di infezione da CCHF rimane bassa.

 


Bibliografia


 

1. Celikbas AK, Dokuzoguz B, Baykam N, Gok SE, Eroglu MN, Midilli K, (2014). Crimean-Congo hemorrhagic fever among health care workers, Turkey. Emerg Infect Dis;20(3):477-9.

 

2. Estrada-Pena A, Palomar AM, Santibanez P, Sanchez N, Habela MA, Portillo A (2012). Crimean Congo hemorrhagic fever virus in ticks, Southwestern Europe, 2010. Emerg Infect Dis. Jan;18(1):179-80.

 

3. European Centre for Disease Prevention and Control (2014). Annual Epidemiological Report Emerging and vector-borne diseases. . Stockholm: ECDC; 2014.

 

4. European Centre for Disease Prevention and Control (2016). Factsheet for health professionals: Crimean-Congo haemorrhagic fever (CCHF).

 

5. Ftika L, Maltezou HC (2013). Viral haemorrhagic fevers in healthcare settings. J Hosp Infect;83(3):185-92.

 

6. Leblebicioglu H, Sunbul M, Guner R, Bodur H, Bulut C, Duygu F, (2016). Healthcare-associated Crimean-Congo haemorrhagic fever in Turkey, 2002-2014: a multicentre retrospective cross-sectional study. Clin Microbiol Infect;22(4):387 e1-4.

 

7. Nabeth P, Thior M, Faye O, Simon F. Human Crimean-Congo hemorrhagic fever, Senegal (2014). Emerg Infect Dis;10(10):1881-2.

 

8. Naderi HR, Sheybani F, Bojdi A, Khosravi N, Mostafavi I (2013). Fatal nosocomial spread of Crimean-Congo hemorrhagic fever with very short incubation period. Am J Trop Med Hyg;88(3):469-71.

 

9. Papa A, Maltezou HC, Tsiodras S, Dalla VG, Papadimitriou T, Pierroutsakos I, (2008). A case of Crimean-Congo haemorrhagic fever in Greece, June 2008. Euro Surveill;13(33).

 

10. Parlak E, Koşan Z, Ertürk A, Parlak M, Özkut Z (2015). A nosocomial outbreak of Crimean-Congo hemorrhagic fever. Journal of Microbiology and Infectious Diseases;5(1):5-9.

 

11. Shayan S, Bokaean M, Shahrivar MR, Chinikar S (2015) Crimean-Congo Hemorrhagic Fever.  Lab Med. 2015 Summer;46(3):180-9.

 

12. Vorou R, Pierroutsakos IN, Maltezou HC. Crimean-Congo hemorrhagic fever (2007). Curr Opin Infect Dis;20(5):495-500.

 
 
 


Sitografia


 
 
 

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A cura di:
Guido Di Donato

COVEPI
Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise "G. Caporale"

 

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