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Ultima fermata per l’assassino di lupi

Le Scienze Veterinarie Forensi per la lotta all’uccisione illegale di animali

Sembrava una mattina simile alle altre per quei ragazzi che si stavano recando alla fermata dell’autobus per andare a scuola, ma un’inattesa e terribile immagine gli fece sgranare gli occhi: appeso per le zampe posteriori alla pensilina vi era il cadavere di un lupo da cui colava un rivolo di sangue che copriva ormai anche i sedili (Figura 1). 


Figura 1. Cadavere di lupo

Uno di loro chiamò il 112 e i carabinieri forestali accorsero subito. Delimitarono l’area della pensilina (la Scena del Crimine) con un nastro che avrebbe impedito l’accesso ad estranei, fecero tutti i rilievi fotografici necessari a “congelare” nelle immagini tutti gli elementi che sarebbero potuti servire a individuare le tracce lasciate dai responsabili di quell’efferata uccisione e a ricostruire la dinamica dell’accaduto.

Dopo, e solo dopo, con cautela slegarono il cadavere dal tetto della pensilina per metterlo in un contenitore ermetico adatto al trasporto presso una struttura diagnostica specializzata, ovvero l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale competente per territorio. Qui si sarebbe stabilito se la morte del lupo fosse stata effettivamente causata da un’azione criminosa punita dal Codice Penale (Libro II Titolo IX bis del Codice Penale, art.544-bis: uccisione di animali) oppure no.
L’approccio investigativo era stato impeccabile: erano state seguite tutte le procedure previste in questi casi (Fico R., Angelucci S. e Ciarrocca E., 2013): 

  1. delimitare la Scena del Crimine ed impedire l’accesso di estranei che avrebbero potuto inquinarla
  2. documentare fotograficamente tutti gli elementi presenti nell’area, compresa la posizione del cadavere così come era stato ritrovato, le funi con cui era appeso e tutto quello che poteva servire ad individuare le tracce lasciate dai colpevoli 
  3. repertare, ovvero raccogliere ed identificare tutte le possibili “fonti di prova”, conservandole in appositi contenitori per poterli trasferire, ai Laboratori specializzati per le successive analisi, nella maniera più idonea possibile.
La Scena del Crimine Primaria è quella dove viene commesso il reato mentre la Scena del Crimine Secondaria è quella dove viene trovato il cadavere. Come in questo caso possono non coincidere: il lupo è stato ucciso in un luogo e poi trasportato, per sviare le indagini, in un altro luogo dove è stato poi ritrovato. Ambedue le Scene del Crimine rispondono però al principio di Locard e ambedue contengono tracce della presenza della vittima e del responsabile dell’uccisione e del trasporto.


Da questo momento le indagini avrebbero seguito due strade diverse e parallele:

  1. la raccolta di tutte le informazioni “ambientali”: ad esempio l’esame dei filmati ripresi da telecamere che si trovavano nell’area circostante la Scena del Crimine (la pensilina), l’analisi dei social media (ad esempio Facebook, Instagram, Twitter o Blog dedicati) per scoprire se qualcuno si fosse vantato del crimine e l’ascolto di persone in qualche modo potenzialmente utili a fornire altri elementi per le indagini
  2. l’utilizzo delle Scienze Veterinarie Forensi che avrebbero stabilito se il lupo era morto per una causa riferibile a reato e se dai reperti raccolti sulla Scena del Crimine, o in ambienti correlati agli eventuali responsabili, erano presenti elementi che avrebbero consentito di dimostrare inequivocabilmente il rapporto tra la vittima, il sospettato e i mezzi per commettere il crimine.
Le attività di indagine sono sempre basate su quello che, con linguaggio tecnico, viene chiamato il “principio di LOCARD", dal nome del criminologo francese Edmond Locard, che coniò il concetto secondo il quale:  ogni contatto tra la vittima, il criminale e l’ambiente in cui avviene il delitto lascia una traccia.  Questo significa, in poche parole, che l’aggressore lascerà sulla vittima delle tracce a lui riconducibili, la vittima lascerà sull’aggressore delle tracce ad essa riconducibili e la Scena del Crimine conterrà le tracce di entrambi. Ad esempio se un bracconiere uccide un cervo, il proiettile estratto dal corpo dell’animale permetterà di risalire all’arma del bracconiere, sugli indumenti del bracconiere saranno presenti tracce di sangue o di peli appartenenti al cervo ucciso e nella Scena del Crimine saranno presenti sia elementi riconducibili al cervo ucciso (sangue sul terreno ad esempio) che al bracconiere (impronte degli scarponi ad esempio). Su questo principio si basano tutte le indagini sui reati contro le persone o contro gli animali.



Le indagini ambientali: il furgone bianco

L’analisi delle riprese effettuate dalle videocamere attive nella zona circostante la pensilina avevano ripreso, verso le quattro del mattino, un furgone bianco (Figura 2) che si dirigeva lungo la strada che avrebbe poi percorso l’autobus che gli studenti avrebbero atteso alla pensilina qualche ora dopo. Scomparso dalle riprese il furgone era ricomparso dopo circa un quarto d’ora in direzione contraria. Nonostante la scarsa luce dei lampioni era stato possibile leggerne, anche se a mala pena, la targa; apparteneva a due personaggi che già in precedenza avevano esternato su Facebook la loro contrarietà all’arrivo del lupo nel loro territorio.


Figura 2. Furgone bianco

A questo punto, per i carabinieri forestali vi erano indizi sufficienti a chiedere al Procuratore (il Pubblico Ministero) l’autorizzazione a compiere una perquisizione nell’azienda dei proprietari del furgone.

La scena che si presentò fu raccapricciante. Alcuni locali portavano ancora le tracce di sangue e di resti di macellazioni di ovini, forse clandestine. Vi erano attrezzi sparsi dappertutto, sporchi di sangue, funi e un forcone con le punte macchiate, probabilmente, di sangue (Figura 3).


Figura 3. Forcone con punte macchiate di sangue

Il furgone bianco era lì, anch’esso con tracce di sangue coagulato nel vano di carico (Figura 4) e su parte della carrozzeria e pieno di peli animali non identificabili (Figura 5).


Figura 4. Tracce di sangue su furgone


Figura 5. Tracce caratterizzate da peli di animali

Per i carabinieri forestali sarebbe stato complicato, se non impossibile, provare che avevano ucciso il lupo e ne avevano esibito il cadavere senza richiedere l’assistenza del Centro Nazionale di Referenza per la Medicina Forense Veterinaria dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, che ha un Laboratorio di Genetica Molecolare Forense specializzato in analisi di confronto di DNA animale.

Gli investigatori repertarono moltissimi campioni da tutte le superfici su cui erano visibili macchie riferibili a sangue, compreso il forcone e tutti i ciuffi di peli che sembravano poter appartenere al lupo.

Intanto la necroscopia a scopo forense, eseguita secondo le linee guida pubblicate sotto l’egida del Ministero della Salute (Paciello O. & Fico R., 2018) aveva accertato che il lupo era stato avvelenato e ucciso, mentre era in agonia, con uno strumento appuntito, forse il forcone trovato in azienda e quindi ormai era certo che era stato commesso un reato contro una specie protetta dallo Stato. A questo punto si poteva procedere con le indagini.

Una squadra di carabinieri forestali portò i reperti raccolti nell’azienda, compreso un pezzo di muscolo del lupo prelevato al termine dell’autopsia, a Grosseto, sede del Laboratorio di Genetica Molecolare Forense del Centro di Referenza per il match del DNA.

Le Scienze Veterinarie Forensi: il confronto del DNA presente sui reperti prelevati in azienda e Il DNA del lupo ucciso

Il DNA per essere analizzato, soprattutto allo scopo di dimostrare con una probabilità statisticamente significativa l’identità di due profili genetici estratti da reperti ambientali e dal corpo di un individuo, umano o animale, deve essere il più possibile integro; più la molecola è frammentata e più diminuisce la possibilità di stabilire, con una probabilità statisticamente significativa, che due profili genetici sono sovrapponibili.

Sebbene la molecola di DNA sia abbastanza resistente, brusche variazioni di temperatura, l’esposizione al sole, il contatto con detergenti o sostanze fortemente ossidanti possono spezzettarla in frammenti così piccoli da renderne impossibile l’analisi anche se sottoposta a vari cicli di amplificazione tramite la tecnica della PCR (Polymerase Chain Reaction).

I carabinieri forestali avevano raccolto più campioni possibile data la presenza di tantissimi reperti potenzialmente correlabili all’uccisione e al trasporto del lupo con il furgone. In questi casi meglio abbondare che rischiare di tralasciare qualche reperto che poi sarebbe stato irrecuperabile.

TUTTO CIÒ CHE VIENE IGNORATO, TRALASCIATO E NON PRELEVATO SULLA SCENA DEL CRIMINE È DEFINITIVAMENTE PERSO!

Questo però avrebbe reso il lavoro del Laboratorio particolarmente lungo e complesso.

L’estrazione, l’amplificazione e l’analisi di alcuni loci di DNA mitocondriale attraverso l’utilizzo di specifici pannelli STR (Short Tandem Repeats), messi a punto dal Laboratorio di Genetica Molecolare Forense del Centro di Referenza, purtroppo evidenziò che gran parte dei reperti costituiti da peli e tracce di sangue, dagli indumenti degli indagati e dal forcone repertati nell’azienda, ovvero sulla Scena del Crimine Primaria, appartenevano alla specie Ovis aries. Tutti, tranne uno (Garofalo L. et al. 2019). 

Infatti, una macchia di sangue presente sul predellino del vano di carico del furgone presentava del DNA in quantità sufficiente per stabilire che il sangue apparteneva, al contrario degli altri, ad un esemplare di Canis lupus.

Il DNA trovato nel furgone era del lupo appeso alla pensilina?

Il DNA estratto, per fortuna, era in quantità sufficiente per definire, attraverso il confronto delle sequenze STR, il genotipo individuale da confrontare con il genotipo del lupo sottoposto ad autopsia.

Il Laboratorio di Genetica Molecolare Forense del Centro di Nazionale di Referenza colleziona da anni tutti i genotipi di cane e di lupo che vengono esaminati presso la sede centrale e le sezioni periferiche dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana; esiste quindi una Banca dati di profili genetici che consente di effettuare una solida analisi statistica, soprattutto nei casi di uccisione illegale di animali nei quali è richiesto il match del DNA (comparazione di due profili genetici individuali).

I due profili genetici combaciavano!

Il DNA estratto dalla macchia di sangue presente sul predellino del furgone era apparentemente quello del lupo ucciso e appeso alla pensilina. Ma adesso bisognava stabilire, con specifiche analisi statistiche, se questa coincidenza era dovuta al caso oppure no.

Il test, effettuato attraverso l’utilizzo di uno specifico software, dimostrava che la probabilità che l’identità dei due profili genetici individuali, quello ottenuto dalla macchia di sangue presente sul furgone e quello ricavato dal muscolo del lupo ucciso, fosse dovuta al caso, stante la popolazione di lupo in Italia stimata in circa 2.000 esemplari (Galaverni M. et al., 2016), era approssimativamente di 1:700.000.

In altre parole era 700.000 volte più probabile che i due profili genetici appartenessero effettivamente allo stesso individuo di lupo rispetto alla possibilità che questo risultato fosse dovuto al caso (Garofalo L. et al. 2019).

Sulla base di questo risultato i responsabili di quell’efferato crimine sono stati rinviati a giudizio e condannati

Questo caso rappresenta un buon esempio di come l’utilizzo delle Scienze Veterinarie Forensi può concretamente contribuire alla repressione e prevenzione dei reati contro gli animali.

Contribuisce alla repressione perché consente di punire i responsabili, ma anche e soprattutto alla prevenzione perché fa comprendere all’opinione pubblica e ai potenziali criminali che è possibile identificarli e quindi comminargli le sanzioni penali previste dalle leggi vigenti.


Bibliografia e sitografia

  1. Galaverni M., Caniglia R., Fabbri E., Milanesi P., Randi E., “One, no one, or one hundred thousand: how many wolves are there currently in Italy?”. Mammal Res., vol.61, no.1, pp13-24. 2016. Doi:10.1007/s13364-015-0247-8
  2. Garofalo L., Fanelli R., Mariacher A., Ciarrocca E., Fico R., Lorenzini R. Last stop for the wolf killers: forensic analysis puzzles out a fierce crime against wildlife. 11th International Symposium on Wild Fauna. Viterbo, 25-29 settembre 2019
  3. https://www.lav.it/news/lupo-impiccato-rimini-condanna
  4. Paciello O. ; Fico R. a cura di, “Linee Guida Nazionali per le Autopsie a Scopo Forense in Medicina Veterinaria. 2019. ISBN 9788894453010

Rosario Fico, Lorena Di Benedetto, Francesca Maccagnan, Giulia Rosa
Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria
Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana

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