HPAI nella fauna stanziale, chieste misure su scala europea

 
Fischione. Fonte: IZSLT

 

Il virus ad alta patogenicità è ormai diffuso nella fauna selvatica stanziale. L'Italia chiede misure di portata unionale. Nuovi criteri per gli accasamenti di pollame nella zona a "medio rischio".



L’ultimo aggiornamento del 2021 della situazione epidemiologica per Influenza Aviaria ad alta patogenicità (HPAI) registrava  279 allevamenti con presenza del virus. Il dato è del Ministero della Salute ed è riferito al 28 dicembre, dopo la conferma di ulteriori  focolai di H5N1 in allevamenti avicoli del Veneto e della Lombardia.

 



Dalla fauna migratoria a quella stanziale

 

La Direzione Generale della Sanità Animale del Ministero della Salute mette in lunce l'evoluzione nei selvatici: 16 gli uccelli selvatici positivi, tra cui molte specie autoctone, "segno che il virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità si è già diffuso dalla fauna migratoria a quella stanziale"- scrive il Ministero. Una condizione "che richiede ancora maggiore attenzione rispetto alla scrupolosa applicazione delle misure di biosicurezza sia gestionali che strutturali a tutti i livelli del settore avicolo e su tutto il territorio nazionale".

 



Accasamenti

 

Dopo una sospensione delle deroghe- decisa a fine dicembre dall'Unità Centrale di Crisi (UCC)- il 5 gennaio 2022 sono entrati in vigore i criteri per la concessione di accasamenti di pollame nella zona a "medio rischio" (area c, verde). D'accordo con le Regioni Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, il Ministero della Salute concede, in subordine, la possibilità di accasamenti per aree omogenee qualora non sia possibile rispettare il criterio della distanza tra gli allevamenti, sottolineando però che "l’accasamento per aree omogenee dovrà essere preso in considerazione come ultima ratio". Infatti, l’eventuale conferma di un focolaio di Influenza Aviaria in un’area omogenea comporterebbe l’abbattimento simultaneo di tutti gli allevamenti all'interno di quell'area.

 

 


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La curva epidemica mantiene un andamento crescente

 

Con il  dispositivo dirigenziale del 18 dicembre  sono stati ampliati i limiti della Zona di ulteriore restrizione (ZUR), comprendendo zone del nord Italia, inizialmente non coinvolte dall’epidemia, tenuto conto del rischio di diffusione dovuto alla elevata concentrazione di insediamenti zootecnici. All’interno della stessa ZUR sono state individuate 3 zone di livello di rischio differenziato in base alla gestione più rigorosa e proporzionata della concessione delle deroghe per l’accasamento di nuovi volatili.

 



Azioni su scala europea

 

Secondo gli esperti di EFSA, è previsto che la circolazione virale persisterà anche nei prossimi mesi, costituendo un rischio per l’industria di pollame in tutta Europa. Per questo, il Ministero della Salute italiano ritiene "opportuno attuare in ambito europeo strategie di preparazione a breve termine e di prevenzione a medio e lungo termine, compresa la revisione e il rafforzamento delle misure di biosicurezza, la riduzione della densità degli allevamenti commerciali di pollame e le possibili strategie di vaccinazione".

 



Priorità del semestre francese

 

La valutazione di una strategia comune per arginare la diffusione del sierotipo H5N1 ad alta patogenicità è stata inserita nel  programma  del semestre di presidenza francese del Consiglio dell'Unione Europea.

 

 


Aviaria, i fattori dell'ondata epidemica in corso

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Fonte : ANMVI

 
 
 

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