Non dimentichiamo la peste suina africana

 

 

In questo periodo storico in tutto il mondo l’attenzione della comunità scientifica è rivolta principalmente alla pandemia causata dal Coronavirus COVID 19.

Contemporaneamente la peste suina africana (PSA), che ha scatenato una crisi senza precedenti sulla salute animale e sull’economia di stati interi, continua a diffondersi, richiedendo un livello d’attenzione massimo nei suoi confronti.

 

La situazione attuale presenta un rischio globale di impatto significativo sulla salute e sul benessere degli animali, sulle economie nazionali e internazionali, sullo sviluppo rurale, sul comportamento sociale e politico, sulla sicurezza alimentare nazionale e sui mercati nazionali e internazionali. La diffusione progressiva della PSA sembra essere inevitabile, considerando che, ad oggi, non ci sono metodi di prevenzione efficienti quali un vaccino in grado di stimolare un’immunità protettiva, e la malattia in futuro, è probabile si possa diffondere attraverso i suini domestici e i suidi selvatici nella maggior parte dei continenti.

 

L'unico mezzo per il suo controllo è l'eliminazione delle popolazioni di suini infetti e il rigoroso controllo dei movimenti degli animali e dei prodotti suini.

 

L'ultimo rapporto dell'OIE (27 marzo-9 aprile 2020) evidenzia che in questo periodo sono stati notificati 548 nuovi focolai di peste suina africana. Il totale dei focolai di PSA ancora attivi in tutto il mondo è di 7.595 (inclusi 3.440 focolai in Romania e 2.383 focolai in Vietnam).

 

 

 

Impatto della malattia

 

Un totale di 5.024 animali sono stati notificati come perdite*. L'Asia ha segnalato 3.963 perdite, le Filippine hanno riportato 2.529 suini domestici persi a causa della malattia, mentre l'Europa ha notificato 1.061, di cui 574 dall'Ucraina. In Africa, non sono state registrate nuove perdite.

 

(L'impatto di questa malattia è misurato in termini di perdite *, che sono calcolate dalla somma di animali morti e abbattuti dell’azienda infetta o degli animali allevati in aziende a conduzione familiare dove è stata segnalata epidemia).

 

 

 

Cambiamenti della situazione epidemiologica nei Paesi/territori con focolai nuovi o in corso nell'attuale periodo

 

Nel periodo in esame, 23 Paesi/Territori hanno segnalato focolai nuovi o in corso attraverso notifiche immediate e rapporti di follow-up. Nello specifico 11 paesi europei (Bulgaria, Grecia, Ungheria, Lettonia, Moldavia, Polonia, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia e Ucraina); 10 paesi asiatici (Repubblica popolare cinese, Indonesia, Repubblica democratica popolare della Corea, Repubblica di Corea, Laos, Myanmar, Papua Nuova Guinea, Filippine, Timor Est e Vietnam) e 2 paesi Africani (Costa d’Avorio e Sudafrica).

 

In Europa, sono stati notificati 483 focolai; 20 in suini di allevamenti a conduzione familiare e 463 in cinghiali. In questa regione è in corso un programma di sorveglianza mirato. Spesso, un singolo caso di cinghiale viene notificato come un singolo focolaio e generalmente è notificato come risolto immediatamente. Delle focolai segnalati, 48 sono in corso nel cinghiale e 19 nei suini.

 

In Asia, nella Repubblica Popolare cinese, è stata notificata la ricorrenza della malattia in Chongking, Gansu, Sichuan e Mongolia interna. In totale, sono stati segnalati sei focolai.

 

La Repubblica di Corea ha segnalato 54 focolai nel cinghiale.

 

Le Filippine hanno notificato un singolo focolaio nei maiali nel Davao Orientale.

 

In questo periodo, la Papua Nuova Guinea ha notificato la prima comparsa nel paese attraverso quattro focolai che colpiscono i suini da cortile nella provincia delle Southern Highlands.

 

In Africa non sono stati segnalati nuovi focolai.

 

 

 

Informazioni generali

 

La Peste suina africana è una delle malattie più devastanti dei suini e, ad oggi, non esistono metodi di prevenzione efficaci. L'unico mezzo per il suo controllo è l'eliminazione delle popolazioni di suini infetti e il rigoroso controllo dei movimenti degli animali e dei prodotti suini.

 

Le epidemie di PSA provocano enormi perdite di prodotti suinicoli e di suini vivi, determinando devastanti conseguenze economiche nei paesi che a vocazione strettamente commerciale. Tuttavia, anche i paesi con una vasta produzione di suini soffrono di epidemie, con implicazioni per i prezzi, la disponibilità di carne suina, mezzi di sostentamento e investimenti sicuri.

 

Il visrus della PSA, una volta introdotto, si diffonde rapidamente attraverso le attività umane e diventa rapidamente endemico nei suini domestici. E’ sorprendente constatare la capacità del virus di circolare nelle popolazioni di cinghiali; questo può avvenire anche tramite le zecche. Il virus è resistente e rimane contagioso per mesi nei prodotti suini e per oltre 1000 giorni nel maiale congelato.

Gli esseri umani svolgono un ruolo importante nell'introduzione e nella diffusione a breve e lunga distanza del virus.

In Africa, nel 2012, quasi la metà dei paesi produttori di suini ha notificato focolai di PSA; questo ha causato gravi danni sulla produzione, con forti ripercussioni sui mezzi di sussistenza e sulla sicurezza alimentare e nutrizione. Nel 2007, il genotipo II del virus della peste suina africana (ASFV) è stato introdotto in Georgia e si è diffuso in 17 paesi europei.

 

Nell'agosto 2018 la PSA è stata notificata in Cina e successivamente si è estesa in Mongolia, Vietnam, Repubblica democratica popolare della Corea, Cambogia, Laos, Myanmar, Repubblica della Corea, Timor Est e Indonesia.

 

La FAO e i suoi partner, dall'incursione di questa terribile malattia in Europa e in Asia, sono stati in prima linea a sostegno dei paesi per rispondere alle epidemie, prevenire la loro diffusione e per costruire la resilienza per garantire la sicurezza alimentare e il sostentamento degli agricoltori, e per assicurare la produzione nazionale sostenibile e il commercio.

 

 

 

Approfondimenti: FAO, EMPRES, OIE

 

 

 

 

Fonte: OIE

 

 
 
 

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