Rischio influenza aviaria ad alta patogenicità

 
Figura 1. Zone ad alto rischio di introduzione e di diffusione virus HPAI

 

La presenza di focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità è segnalata, ad oggi, in Ungheria, Slovacchia, Romania, Repubblica Ceca ed Ucraina. Anche in Polonia, alla fine del 2019, è stata riscontrata la presenza del ceppo H5N8 in un allevamento di tacchini.

Il Ministero della Salute ha predisposto nuove misure ed ha invitato gli allevatori a stringere rapporti di collaborazione. Con una nota a cura della Direzione Generale della sanità animale e dei farmaci veterinari (0002487-04/02/2020-DGSAF-MDS-P) è stato trasmesso il nuovo Allegato II alla nota DGSAF prot. 29049 del 20 novembre 2019 recante: “Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano in materia di rafforzamento della sorveglianza e di riduzione del rischio per talune malattie animali, ai sensi dell’art. 4, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Influenza aviaria ad alta patogenicità – Zone ad alto rischio di introduzione e diffusione ed ad alto rischio di introduzione e maggiore diffusione ”.

 

Reservoirs naturali dei diversi sottotipi di virus dell'influenza aviaria sono le anatre selvatiche, identificate come principale fonte di contagio per il pollame da allevamento (polli e tacchini), particolarmente suscettibile alla malattia. Nei Paesi asiatici, un ruolo preminente alla diffusione del virus è stato identificato nella vendita di pollame vivo ai mercati. Inoltre, i virus si possono trasmettere da azienda ad azienda indirettamente per il tramite di mezzi meccanici, gli attrezzi e strumenti contaminati, le macchine, i mangimi, le gabbie, o perfino gli indumenti degli operatori.

 

Il rischio di nuovi focolai è dunque elevato e richiede un’attenta sorveglianza da parte delle istituzioni sanitarie per controllare l’evoluzione della malattia.

In Italia si può contare sul lavoro dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, centro d’eccellenza per l’influenza aviaria e sede del Laboratorio di referenza europeo per questa virosi.

 

Grazie al suo lavoro di ricerca si è evidenziato che il responsabile di questi nuovi episodi di infezione è un ceppo di origine africana che per la prima volta si sta diffondendo in Europa.

 

Di questo virus è stata confermata l’alta virulenza per le specie avicole, cosa che ha indotto le autorità sanitarie dell’Unione europea ad alzare il livello delle misure di controllo tese ad evitare il diffondersi della malattia. Il controllo di questa infezione comporta il blocco delle attività commerciali per ampie aree geografiche che circondano l'area colpita, con conseguente rimodulazione dei flussi di import ed export che comportano importanti ripercussioni economiche.

 

Alla luce di questo il Ministero della Salute ha ritenuto opportuno predisporre misure straordinarie, puntualizzando pertanto le misure di prevenzione da adottare. Fra queste, oltre all'applicazione delle misure di biosicurezza normalmente previste, come i protocolli di pulizia e disinfezione, il divieto di entrata e di uscita in azienda da parte di personale non autorizzato, è stato previsto, nelle aree a rischio di introduzione e diffusione, il divieto di tenere animali all’aperto al fine diridurre al minimo i contatti con i volatili selvatici. Gli allevamenti con parchetti esterni dovranno pertanto provvedere a confinare gli animali all'interno dei ricoveri.

Attenzione particolare è stata rivolta a quelle partite di animali provenienti da Paesi membri con focolai di influenza aviaria. In questi casi gli operatori devono notificare, con almeno 48 ore di anticipo, l'arrivo delle partite di pollame e di uova da cova.

 

Sebbene il ruolo dei Servizi Sanitari nella prevenzione di questa malattia infettiva sia fondamentale il coinvolgimento degli allevatori, che per primi hanno interesse a salvaguardare la salute dei loro allevamenti, è strategico per il controllo della malattia. Pertanto, lo stesso Ministero della Salute ha sollecitato le organizzazioni degli allevatori a sensibilizzare i propri associati a seguire tutte le misure di biosicurezza e i protocolli sanitari.

 

 

Fonte : AgroNotizie        

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