Utili indicazioni per una agricoltura sostenibile e per la sovranità alimentare: "una via percorribile per un pianeta in crisi", come riporta il sottotitolo del manuale redatto da tre esperti agronomi, a partire dal prof. Altieri che dal 1981 insegna Agroecologia all'Università della California di Berkeley. L'assunto di partenza, oggi accettato e condiviso anche dalla politica, è che l'umanità ha bisogno di un paradigma alternativo di sviluppo agricolo per promuovere un'agricoltura più solida in termini ecologici, bio-diversificata, resiliente, sostenibile e socialmente giusta. Alla base di questo nuovo paradigma ci sono molti sistemi agricoli dotati di razionalità ecologica, messi a punto in centinaia di milioni di piccole aziende che oggi producono gran parte del cibo consumato nel mondo, perlopiù senza input agrotecnici moderni. L'Agroecologia rappresenta questo paradigma: un dialogo tra saperi agricoli tradizionali e scienze agrarie moderne, che utilizza concetti e principi ecologici per progettare e gestire agroecosistemi sostenibili nei quali gli input esterni sono sostituiti da processi naturali. Anche perché, in base a proiezioni sull'andamento della popolazione umana, si ritiene che la produttività agricola dovrà essere raddoppiata entro il 2050 e ciò richiederà tecnologie sofisticate sviluppate nel Nord del mondo, quali prodotti dell'industria agrochimica, colture transgeniche e altre innovazioni. Mentre l'accademia ancora si interroga e discute su questi temi, dibattendo della portata scientifica dell'Agroecologia (trent'anni fa quando è nata veniva per lo più emarginata dall'establishment scientifico), i movimenti sociali rurali del Sud del mondo stanno adottando la vera Agroecologia come base tecnica e metodologica della loro strategia di sovranità alimentare, si pensi solo ai campesinos in America Latina. Il manuale spiega perché l'Agroecologia è la via meno rischiosa per produrre cibo nel ventunesimo secolo, vista la criticità degli scenari attuali e futuri in termini di clima, energia, economia e società, specificando che questo "paradigma alternativo" non intende modificare i sistemi di produzione esistenti, piuttosto si propone di ottimizzare le prestazioni promuovendo diversificazione, sinergia ed efficienza. |