Peste suina africana: prima notifica in Germania

 
Figura 1. Localizzazione del focolaio di PSA (cinghiale)

 

Il 9 settembre 2020 è stata ritrovata una carcassa decomposta di cinghiale nel distretto di Spree-Neiße, in provincia

di Brandenburg, Germania (fig.1). Il giorno seguente, il 10 settembre, è stata confermata dal laboratorio nazionale di riferimento (Friedrich Loeffler Institute-FLI), la positività in PCR al virus della peste suina africana (PSA). Secondo la valutazione del FLI, sulla base dello stato di decomposizione della carcassa, il virus potrebbe essere stato introdotto presumibilmente poche settimane prima del ritrovamento. Questo è il primo caso di PSA nel paese.

 

La carcassa è stata rinvenuta a soli 30 km dall’ultimo caso di PSA confermato in Polonia e a circa 6 Km dal confine polacco (fig. 1). La vicinanza al confine tedesco-polacco lascerebbe pensare ad un animale migrante ma non si può comunque escludere una possibile introduzione da parte dell'uomo mediante alimenti contaminati.

 

La peste suina africana si è diffusa in Eurasia dal 2007, raggiungendo nel 2014 il confine orientale dell'Unione Europea. La PSA si diffonde generalmente su distanze maggiori grazie all’attività umana, come lo smaltimento improprio di alimenti contaminati. Questo ha portato a focolai nella Repubblica Ceca e in Belgio, entrambi con successo estinti; l’eradicazione è stata raggiunta anche per mezzo della costruzione di recinzioni. Anche lo stato federato della Germania, Brandeburgo, a dicembre 2019 ha eretto una recinzione protettiva al confine con la Polonia.

 

Le autorità veterinarie locali devono ora adottare tutte le misure necessarie affinché il virus non diffonda e non venga trasmesso alla popolazione di suini domestici. Ora, è estremamente importante, anche per gli allevatori, osservare rigorosamente tutte le più stringenti misure di biosicurezza.

 

 

 

 

 

 

Fonte: FLI , OIE

 

 
 
 
© IZSAM Settembre 2020
 
 
 
 
 
 
 

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