La nostra storia

 

La nascita, 1941-1945

Un gruppo di pionieri con pochi mezzi e l'idea chiara di garantire sviluppo nel campo della zootecnia e proteggere la salute degli animali quindi, di riflesso, degli uomini.

Da queste premesse è nato l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise, il più "giovane" Istituto italiano sorto con il Decreto del Ministero degli Interni del 2 settembre 1941 che gli attribuiva la denominazione di "Istituto Zooprofilattico Interprovinciale di Teramo ed Ascoli".

L'obiettivo era quello di fornire assistenza tecnica e supporto diagnostico di laboratorio ai veterinari e agli allevatori per la lotta alle malattie del bestiame. Sul finire del 1945, mentre le laceranti ferite della Seconda Guerra Mondiale si stavano lentamente rimarginando, il primo direttore, Raffaello Zeetti, era affiancato da 5 dipendenti con una modesta sede di appena 30 mq.

 
 
Giuseppe Caporale
Giuseppe Caporale, inaugurazione sede centrale Teramo 1949

La crescita, 1946-1976

Esattamente un anno dopo, a dicembre del 1946, fu chiamato a dirigere l'Istituto un giovane veterinario abruzzese con una grande esperienza alle spalle, avendo già prestato servizio come Aiuto negli Istituti Zooprofilattici di Perugia e Torino. Giuseppe Caporale fu il vero artefice dello sviluppo dell'Ente al punto che già nel 1947 riuscì a far aderire al Consorzio le limitrofe Province di Chieti, L'Aquila e Pescara, creando così le Sezioni di Avezzano, Lanciano e Pescara oltre a quella di Porto San Giorgio (AP).

In quegli anni solo un meccanismo di autofinanziamento permise all'Istituto di combattere contro le malattie infettive, attraverso la produzione e la vendita vaccini, sieri e prodotti diagnostici.

Nel 1949 l'Ente tagliò il suo primo grande traguardo con l'inaugurazione della nuova sede, un imponente edificio su tre livelli, a ridosso del centro storico di Teramo, dove ancora oggi è ubicata la sede centrale. L'anno dopo la lotta alla ipofecondità degli animali, di cui l'Istituto si è sempre occupato, portò alla nascita del Centro Tori per la fecondazione animale. Il duro lavoro di tutto il personale assieme alle mutate condizioni socio-politiche e alla voglia di uscire dalla palude melmosa del dopoguerra che portò al boom economico, fecero diventare l'Istituto di Teramo una pedina fondamentale nello scacchiere della medicina veterinaria del nostro Paese.

Con Legge n. 503 del 23 giugno 1970, "Ordinamento degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali", gli Istituti ottennero la qualifica di "Enti sanitari dotati di personalità giuridica di diritto pubblico" e finalmente furono aperte loro le porte, fino a quel momento serrate, della Sanità nazionale. La 503 del 1970 fu modificata quattro anni dopo dalla Legge n. 101 dell'11 marzo 1974 che, tra le altre cose, introdusse alcune rilevanti modificazioni territoriali. L'Istituto di Teramo estese la sua giurisdizione alle province di Isernia e Campobasso, ma perse la provincia di Ascoli Piceno, assumendo così la nuova denominazione di Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise.

La successiva Legge n. 745 del 23 dicembre 1975, "Trasferimento di funzioni statali alle Regioni e norme di principio per la ristrutturazione regionalizzata degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali" portò alcune novità degne di nota come l'istituzione di nuove sezioni provinciali ed un maggior livello occupazionale.

 
 

Gli anni dell'attesa, 1976-1988

L'11 aprile del 1976, dopo trent'anni esatti alla guida dell'Istituto, morì improvvisamente Giuseppe Caporale e la Direzione fu assunta dall'Aiuto con la maggiore anzianità di servizio, Francesco Gramenzi.

Nel 1978 L'Istituto fu doverosamente intitolato a colui che aveva maggiormente contribuito alla sua affermazione assumendo la denominazione di Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise "Giuseppe Caporale".

Per quasi tutto il decennio successivo L'Istituto si è barcamenato tra mille difficoltà di carattere prettamente finanziario. L'immobilismo, dovuto anche a singolari condizioni politiche, si ripercuoteva sulle attività dell'Ente che si appiattirono sempre più sull'ordinaria amministrazione, sulla routine giornaliera, lasciando in secondo piano la ricerca, la sperimentazione e la cooperazione scientifica. Nella Relazione Tecnica del 1987 il direttore Gramenzi denunciava che un Istituto scientifico non poteva essere "imbrigliato in laccioli burocratici con nodi politico-amministrativi sempre più intricati" e continuava a mettere in evidenza le gravi disfunzioni inerenti al personale "in un momento particolare dell'Ente che sembra non finire mai". È emblematico in tal senso proprio l'andamento del personale che, negli ultimi 10 anni, aveva subito un'impercettibile variazione numerica: dai 95 dipendenti del 1978, infatti, la pianta organica ne faceva registrare solamente 108 nel 1987.

Le difficoltà finanziarie ed una legislazione non sempre chiara, sono stati soltanto alcuni degli aspetti che hanno caratterizzato la vita dell'Istituto nel corso degli anni '80. L'intero decennio è stato contraddistinto, in tutti i campi, da profondi mutamenti politici, sociali, scientifici e, soprattutto, tecnologici che hanno spazzato via gli equilibri fino ad allora vigenti.

 
 

Le trasformazioni della Medicina Veterinaria negli anni '90

L'avvicinarsi al Mercato Unico (1992) impose una profonda riflessione sui ruoli e sulle funzioni di tutte le componenti della Veterinaria italiana di cui gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali rappresentavano il fiore all'occhiello. Una riflessione seguita da una ridefinizione del ruolo dell'intera rete degli Istituti, trovatasi d'improvviso a far fronte alla domanda di un mercato completamente mutato, impreparata a dare risposta ai nuovi bisogni di Sanità Pubblica Veterinaria che stavano prepotentemente emergendo nel Paese.

Se in precedenza, infatti, gli utenti degli Istituti erano perfettamente riconoscibili nelle piccole organizzazioni di allevatori e produttori di alimenti di origine animale che operavano nei loro territori di giurisdizione, già dalla fine degli anni '80 l'utenza si è diversificata, inglobando i consumatori, i produttori di beni e servizi per la zootecnia, i settori agricoli, quelli ecoambientali e molti comparti della Pubblica Amministrazione come il Ministero della Sanità, le Aziende Sanitarie Locali e le Regioni. A tale mutamento ha fatto seguito l'invasione del mercato da parte di grandi strutture tecnologicamente avanzate, organizzate nei minimi dettagli e spesso capaci di fare a meno del supporto dei Servizi Veterinari Pubblici.

Bisogna aggiungere che i criteri di finanziamento degli Istituti Zooprofilattici penalizzavano fortemente l'Istituto di Teramo poiché le risorse finanziarie venivano assegnate sulla base del territorio regionale di competenza e l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise ha operato sempre nell'area italiana con la più bassa popolazione umana e animale.

La precaria situazione economica non era, tuttavia, l'unico problema da fronteggiare, seppur il più gravoso. La sudditanza nei confronti del potere politico locale e l'invecchiamento del personale, cui seguì un pensionamento di massa, gravavano pesantemente su ogni aspetto della vita aziendale con l'inevitabile risultato della progressiva perdita di "conoscenza" e della obsolescenza delle strutture e delle attrezzature di lavoro.

 
 

L'innovazione nella tradizione

Per uscire da questa pericolante posizione di stallo c'era bisogno di una nuova politica aziendale sostenuta da una chiara strategia di fondo. La sterzata decisiva ci fu a seguito del cambiamento dei vertici aziendali e alla nomina di direttore di Vincenzo Caporale che riuscì a riorganizzare l'Ente potendo contare sul forte senso di appartenenza e sull'orgoglio professionale del personale.

Tra il 1988 e il 1990 l'Istituto ha iniziato un processo di sviluppo razionale attraverso la sperimentazione di nuovi assetti e la costruzione di un modello organizzativo dinamico e flessibile, in grado di far fronte ai continui mutamenti dell'ambiente esterno. La strategia è stata improntata innanzi tutto sul cambio di cultura istituzionale da "burocratica" ad "aziendale" per raggiungere il massimo dell'efficienza in tutte le attività.

Pur tenendo fede alla funzione di Ente tecnico-scientifico erogatore di servizi in Sanità Pubblica Veterinaria, è stato abbandonato il concetto Istituto/Utente in favore di quello Produttore/Cliente, affinché fosse assicurata la fornitura di servizi e prodotti in grado di soddisfare realmente la domanda dei clienti.

Nel corso degli anni '90 l'Istituto ha continuato in maniera costante a dedicare risorse alla ricerca, al miglioramento e all'innovazione anche tecnologica dei propri metodi di governo e di gestione. Ha puntato sempre più sulla Formazione con programmi disegnati specificamente sulle esigenze del personale e dei committenti esterni ed ha sviluppato Sistemi Informativi capaci di generare informazioni necessarie per il governo dell'Istituto e per la valutazione dell'efficacia e dell'efficienza della sua attività.

A onor del vero la politica di innovazione a cavallo tra gli anni '80 e gli anni '90 è stata tracciata nel solco di una storia che negli anni '50 ha visto l'Istituto fondare il primo ambulatorio per gli animali da compagnia (allora si chiamavano "piccoli animali") il primo Centro per la fecondazione artificiale dei bovini del Centro-sud, il primo laboratorio di chimica degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali e la rivista Croce Azzurra, divenuta poi Veterinaria Italiana, che per oltre 20 anni ha dato voce alla produzione scientifica di tutti gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali. L'Istituto è stato anche il primo Centro veterinario in Italia ad istituire un Laboratorio di sierologia e a creare il primo Laboratorio di epidemiologia veterinaria negli anni '70.

 

Dai pochi pionieri iniziali alle circa 600 persone che attualmente lavorano a vario titolo in Istituto.

Dai 30 mq ai 5.500 mq odierni.

Dall'unica sede di Teramo alle 5 Sezioni diagnostiche di Avezzano, Campobasso, Lanciano, Isernia e Pescara, fino al Centro Ricerche per gli Ecosistemi marini e Pesca di Termoli e al Centro Internazionale per la Formazione e l'Informazione Veterinaria “Francesco Gramenzi” di Colleatterrato (TE).

Al di là di ogni storia o storiografia, sono questi i numeri dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise "G. Caporale": un centro di riferimento a livello nazionale e internazionale.

 
Pubblicazioni di approfondimento:

Giuseppe Caporale - Un veterinario al servizio dell'uomo

Manuel Graziani

2005 - 219 pp.; 14 x 21 cm - ISBN 88-90172517 - Biografia

 

Vent'anni. L'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise "G. Caporale" dal 1990 al 2010

Manuel Graziani

2012 - 176 pp.; ill.; 16,5 x 23,5 cm - ISBN 88-901725-4-1

 

Documento in formato Adobe AcrobatL'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise. Una storia lunga 75 anni.(1448 KB) In Lo sviluppo della medicina veterinaria a Teramo tra il 18. e il 21. secolo (O. Di Stanislao e L. D'Annunzio, eds.)
Manuel Graziani
2016- 171-188 pp.; ill.; 28 cm. ISBN 9788894083422

 
 
 
© IZSAM Aprile 2020
 
 
 
 
 

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