Schmallenberg virus - SBV

 
 

DESCRIZIONE DELLA MALATTIA

 
Copertina Schmallenberg virus

Nella tarda estate del 2011 nella regione tedesca North Rhine-Westphalia sono stati osservati in alcuni allevamenti bovini dei sintomi aspecifici quali:

 

  • calo della produzione lattea
  • febbre
  • diarrea

 

I campioni prelevati dagli animali malati sono stati sottoposti ad accertamenti diagnostici che hanno escluso la presenza dei più comuni agenti patogeni in grado di evocare una sintomatologia analoga.

 

L’identificazione del virus responsabile delle manifestazioni cliniche descritte è stata possibile grazie all’utilizzo di analisi metagenomiche effettuate sul sangue di bovini viremici. Il virus è stato denominato virus di Schmallenberg (SBV) dal nome della località tedesca in cui è stato segnalato per la prima volta.

 
 

Eziologia

 

Il virus, precedentemente sconosciuto, è stato classificato nel sierogruppo Simbu della Famiglia Bunyaviridae, genere Orthobunyavirus. All'interno di questo sierogruppo sono presenti 25 virus, molti dei quali in grado di infettare i ruminanti ed alcuni patogeni per l'uomo.

I virus appartenenti al genere Orthobunyavirus sono provvisti di envelope, sono caratterizzati da un genoma di RNA monocatenario organizzato in tre segmenti denominati Large (L), Medium (M) e Small (S) ed in grado di codificare per 5 differenti proteine.

Dal confronto delle sequenze del SBV con quelle di altri virus appartenenti allo stesso genere è emerso che SBV presenta elevate percentuali di identità con il segmento S del virus Shamonda, con il segmento M del virus di Aino e con il segmento L del virus di Akabane. Su queste evidenze era stata formulata l’ipotesi secondo cui SBV fosse il frutto di una ricombinazione tra virus differenti. In realtàil sequenziamento completo dei genomidei virus Aino, Douglas, Peaton, Sabo, Sango, Sathuperi, Shamonda, Shuni, e Simbu e l’analisi filogenetica condotta su queste sequenze, ha suggerito l’appartenenza di SBV alla medesima specie del virus Sathuperi, ed inoltre che SBV sia un antenato di virus Shamonda, che è a sua volta è un virus riassortante contenente i segmenti S e L di SBV e il segmento M di un virus sconosciuto.

Le principali caratteristiche di alcuni virus appartenenti al genere Orthobunyavirus sono descritte nella tabella collegata.

 
 

Epidemiologia

 

Bovini, ovini, caprini e bufalini, sono recettivi nei confronti dello SBV come dimostra la presenza del genoma virale nei tessuti di animali appartenenti a queste specie.

In altre specie tra cui alpaca, bufalo asiatico, alce, bisonte, cervo, muntjac, camoscio, cinghiale e cane così come in numerose specie di animali ospitati negli zoo è stata evidenziata la presenza di anticorpi pur in assenza di sintomatologia clinica. Pur essendo alcuni Orthobunyavirus agenti di zoonosi, nel corso dei focolai non sono mai stati rilevati sintomi nell'uomo né è stata riportata l’evidenza di sieroconversione. Nel complesso, le evidenzescientifiche concordanonel sostenere che è molto improbabile che SBV rappresenti un rischio per la salute umana.

Dai dati ottenuti dalla sorveglianza entomologica nelle aree infette è emerso che la trasmissione virale è mediata da insetti ematofagi appartenenti al genere Culicoides. Sin dall’inizio dell’epidemia infatti la presenza del virus è stata confermata in insetti appartenenti a questo genere in Italia, Belgio e Danimarca suggerendo il ruolo di vettori biologici dei Culicoides nella trasmissione e diffusione del virus di Schmallenberg in analogia con le modalità di trasmissione del virus di Akabane e altri virus del sierogruppo Simbu. L’ipotesi della trasmissione vettoriale del virus di Schmallenberg veniva inoltre confermata anche dal periodo di insorgenza dei sintomi clinici (tarda estate - autunno) che coincide con il periodo di massima attività dei Culicoides.

 

I dati ottenuti dalle attività di sorveglianza in campo sono stati avvalorati da prove in laboratorio finalizzate a dimostrare la competenza vettoriale dei Culicoides.

 

Modalità alternative di trasmissione virale sembrano essere trascurabili dal punto di vista epidemiologico: sebbene il virus sia in grado di attraversare la barriera placentare non è mai stata segnalata la nascita di animali viremici o in grado di eliminare il virus. L’unica eccezione è stata avvalorata da dati sperimentali che hanno dimostrato la possibilità di eliminazione del virus attraverso il seme sebbene il rischio di trasmissione attraverso l’inseminazione sia considerato trascurabile.

SBV è in grado di attraversare la barriera placentare e, attraverso il cordone ombelicale, raggiungere il Sistema Nervoso Centrale (SNC). L’infezione del feto provoca aborto, natimortalità e malformazioni a carico del SNC e dell’apparato muscolo scheletrico denominate arthrogryposis hydranencephaly syndrome (AHS).

 

La durata della viremia è generalmente compresa tra i 3 e i 6 giorni post infezione sia nei bovini che negli ovini e la risposta immunitaria che ne consegue è di lunga durata e protettiva nei confronti della sintomatologia clinica in caso di reinfezione.

 
 

Sintomatologia clinica

 

I sintomi osservati sono differenti in funzione dell’età dei soggetti colpiti e del momento riproduttivo in cui essi si trovano al momento dell’infezione.

Nei bovini adulti e nei soggetti giovani, la malattia può passare inosservata o manifestarsi con sintomi aspecifici che persistono per pochi giorni:

  • ipertermia (T 40°)
  • abbattimento
  • anoressia
  • elevato calo della produzione lattea (fino al 50%)
  • diarrea (rara)

 

Negli ovinicaprini sono stati segnalati:

 

  • natimortalità
  • aborto

 

Nei feti e negli animali nati morti o deceduti subito dopo la nascita sono state osservate malformazioni congenite quali:

  • artrogriposi
  • deviazione del rachide cervicale
  • gravi anomalie cerebrali tra cui idranencefalia e ipoplasia
  • mummificazione o deformità

 

Nei vitelli, agnelli e capretti, alla nascita, è possibile riscontrare:

 

  • atassia, paralisi, atrofia muscolare
  • torcicollo
  • brachignatia
  • cecità o alterazioni del sistema nervoso.

 

I dati relativi alla sieroprevalenza in bovini, ovini e caprini europei indicano che SBV ha circolato in gran parte del territorio comunitario. Tuttavia dal confronto dei dati di sieroprevalenza con i casi di AHS notificati emerge che la frequenza delle manifestazioni cliniche a seguito di infezione da SBV è bassa. Tale evidenza è stata confermata nel corso di infezioni sperimentali effettuate su bovini ed ovini.

 
 

Diagnosi

 

Le prove utilizzate per la diagnosi diretta sono la RT-PCR e l’isolamento virale.

 

La diagnosi sierologica può essere effettuata tramite test ELISA , test di Sieroneutralizzazione e di Immunofluorescenza Indiretta.

 

Gli IIZZSS competenti, in presenza di materiale patologico prelevato da ruminanti con sintomatologia sovrapponibile a quella descritta e in assenza di diagnosi di certezza di malattie conosciute, possono contattare il Centro di Referenza Nazionale per lo Studio e l'accertamento delle Malattie Esotiche degli animali (CESME) per avere supporto tecnico scientifico nella diagnosi.

 
 

Sorveglianza e controllo

 

Il sospetto, come definito nella Nota del Ministero della Salute del 4 aprile 2012, deve essere formulato qualora si riscontri una sintomatologia compatibile a quella determinata da infezione da virus di Schmallenberg:

 

- in feti e/o vitelli/agnelli/capretti nati malformati, presenza di artrogriposi, idranencefalia, mummificazione o deformità, nonché, alla nascita, presenza di atassia, paralisi, atrofie muscolari, torcicollo, brachignatia, cecità o alterazioni del sistema nervoso o natimortalità non chiaramente attribuibili ad altre cause

 

- in animali adulti ruminanti con fenomeni di diarrea ed imponente riduzione della produzione lattea di breve durata non chiaramente riconducibili ad altre cause.

 

La definizione di caso confermato, in base a quanto stabilito nella Nota Ministeriale del 4 aprile 2012, è la seguente:

 

  • rilievo del virus o del suo genoma con prove diagnostiche dirette (PCR, isolamento virale), o indirette (sierologiche) svolte sugli animali sospetti
  • il rilievo del virus o del suo genoma in insetti vettori tramite PCR.

 

In caso di sospetto devono essere intraprese una serie di attività tra cui il censimento e il rintraccio degli animali della medesima azienda in cui si trova il caso sospetto, il prelievo di campioni, le catture entomologiche di Culicoides, il censimento e la visita clinica dei ruminanti presenti nelle aziende presenti nel raggio di 4 km dall'azienda nella quale è stato rilevato il caso sospetto.

Ogni sospetto dovrà essere tempestivamente comunicato da parte del Servizio Veterinario competente all'Ufficio III della Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari e al CESME e registrato sul Sistema Informativo Malattie Animali Nazionale (SIMAN).

 

Tutti i campioni prelevati nelle aziende in cui si sia manifestata sintomatologia sospetta, riferibile ad infezione da virus Schmallenberg, devono essere inviati al CESME che effettua la diagnosi diretta ed indiretta di tale malattia.

 

Nel caso di conferma del sospetto è necessario confermare il caso sul SIMAN, effettuare l'indagine epidemiologica al fine di accertare l'origine dell'infezione ed effettuare il prelievo di sangue su tutto l'effettivo dell'allevamento.

Bisogna porre particolare attenzione ad eventuali patologie riscontrabili in categorie professionali (allevatori, veterinari, ecc) che sono spesso a contatto con animali sensibili all'infezione (specialmente animali importati dalle zone interessate da circolazione virale).

 
 
 
© IZSAM Ottobre 2016
 
 
 
 
 
 
 
 

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