COMBATTERE LA LISTERIA MONOCYTOGENES STUDIANDO LE SUE GRANDI CAPACITÀ DI ADATTAMENTO

 
 
 
 
 

Una ricerca per capire come questo pericoloso batterio sia capace di sopravvivere, anche in condizioni molto difficili, mediante la produzione di determinate proteine, alcune delle quali attualmente prive di funzione nota

 
 
 

Listeria monocytogenes , uno dei più pericolosi microrganismi patogeni trasmessi attraverso gli alimenti, è un batterio decisamente resistente, capace di sopravvivere e persino riprodursi in condizioni ambientali particolarmente dure, dalla temperatura al sale, dall’acidità alla scarsità di acqua. Grazie a queste caratteristiche, non solo Listeria è largamente diffuso nell’ambiente, ma può contaminare gli ambienti delle industrie alimentari, dove la sua eliminazione può diventare particolarmente difficile.

 

La chiave è nell’adattabilità: di fronte agli stress ambientali il batterio attiva specifiche parti del suo codice genetico, che porta alla sintesi di proteine che lo rendono capace di fronteggiare situazioni avverse. Proprio la comprensione di come Listeria si adatti all’ambiente è alla base di un nuovo lavoro scientifico realizzato dal Laboratorio Nazionale di Riferimento per Listeria monocytogenes dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo (IZSAM) e pubblicato sulla rivista Proteomics.

 

Lo studio ha preso in esame un particolare ceppo di Listeria, denominato ST7, che negli anni passati è stato responsabile di una serie di focolai di listeriosi nell’Italia centrale, con casi anche molto gravi. I ricercatori hanno sottoposto i batteri a condizioni ambientali moderatamente stressanti variando la temperatura, il livello di acidità e la concentrazione di sale. “Le condizioni che abbiamo scelto – dice Federica D’Onofrio, dottoranda presso la Facoltà di Bioscienze e tecnologie agro-alimentari e ambientali dell’Università di Teramo, prima firmataria del lavoro – sono le stesse che possono verificarsi nelle fasi di produzione, distribuzione e vendita di prodotti alimentari. In altri termini, sono molto vicine alla realtà dei cibi che possiamo trovare in negozi o supermercati”.

 

Per ogni diversa situazione gli autori dello studio hanno quindi analizzato i batteri mediante tecniche di immunoproteomica e bioinformatica. Questo ha permesso di individuare quali geni si erano attivati in risposta agli stress, sintetizzando le proteine corrispondenti. “Abbiamo visto – continua D’Onofrio – che, rispetto ai batteri cresciuti in condizioni ottimali, quelli sottoposti a stress producevano specifiche proteine, alcune delle quali attualmente prive di funzione nota. I meccanismi biologici coinvolti in questa risposta sono quelli della motilità cellulare, del metabolismo dei carboidrati, dello stress ossidativo e della riparazione del DNA”.

 

In altre parole, come avviene per ogni organismo vivente,  Listeria cerca di adattarsi per sopravvivere. Solo che riesce a farlo in modo particolarmente efficiente. “La produzione di proteine determinata dall’attivazione di specifici geni in condizioni stressanti – dice Mirella Luciani, Reparto Immunologia e Sierologia IZSAM, tutor di Federica D’Onofrio per il dottorato – è  l’elemento alla base della capacità di questi batteri di diffondersi nell’ambiente e, in certi casi, di persistere anche negli impianti di produzione alimentare. Considerando quanto la listeriosi possa essere pericolosa per alcune categorie particolarmente vulnerabili come i bambini, gli anziani, gli immunodepressi e le donne in gravidanza, approfondire i meccanismi di difesa dei batteri ci potrà aiutare nello studio di nuove strategie per combatterli”.

 
 
 

 

IMMUNOPROTEOME PROFILING OF LISTERIA MONOCYTOGENES UNDER MILD ACID AND SALT STRESS CONDITIONS

D'Onofrio F, Visciano P, Krasteva I, Torresi M, Tittarelli M, Pomilio F, Iannetti L, Di Febo T, Paparella A, Schirone M, Luciani M. Immunoproteome profiling of Listeria monocytogenes under mild acid and salt stress conditions. Proteomics. 2022 Sep;22(18):e2200082. doi: 10.1002/pmic.202200082. Epub 2022 Aug 8. PMID: 35916071.

https://doi.org/10.1002/pmic.202200082

 

Mirella Luciani

 

Federica D’Onofrio

 
 

 
 
 
© IZSAM Novembre 2022
 
 
 
 
 
 

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