Focolai di Peste Suina Africana nell'Italia continentale; oggi l'Unità di Crisi

 
Primo caso di PSA nel comune di Ovada (AL). Fonte: IZSUM

 

Primi interventi dopo la conferma del primo caso di Peste Suina Africana nell'Italia continentale. "Gravissimo rischio economico". Informata la UE.

 

Si riunisce oggi l'Unità Centrale di Crisi, per una valutazione della situazione nazionale dopo la prima conferma in Italia di un caso di Peste Suina Africana (PSA) in una carcassa di cinghiale. La carcassa era stata rinvenuta nel Comune di Ovada, in provincia di Alessandria.

 

Il caso di Ovada-  Riferisce il CEREP che il sospetto era  stato avanzato il 5 gennaio dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta sulla base della positività al test di prima istanza su un campione prelevato dai servizi veterinari della ASL di Alessandria in ottemperanza a quanto previsto dal piano nazionale di sorveglianza per la PSA; il caso è stato confermato dal Centro di Referenza Nazionale per le malattie da postivirus il 6 gennaio ed immediatamente le autorità competenti a livello nazionale e locale si sono attivate per applicare quanto previsto dal manuale delle emergenze. È stata identificata un’area infetta che comprende circa 60 comuni.

Il cinghiale è risultato positivo al test diagnostico della RT-PCR, genotipo II, lo stesso ceppo attualmente circolante in Europa, che caratterizza l’ondata epidemica iniziata nel 2007.

 

 

Un caso anche in Liguria- L'Istituto Zooprofilattico Piemonte Liguria e Valle d'Aosta (Izsplv) ha individuato altri due casi a Fraconalto (Alessandria) e a Isola del Cantone (Genova) rispettivamente a una ventina e a una quarantina di chilometri di distanza. La conferma è attesa in queste ore.

L’area infetta individuata dal Ministero della Salute e dalle Regioni Piemonte e Liguria coinvolge 78 Comuni, 54 in Piemonte e 24 in Liguria (province di Alessandria e Genova).

 

 

Azioni già in essere- Come previsto dalle norme vigenti e dal  piano di emergenza nazionale , il focolaio è stato subito notificato dal Ministero della Salute alle competenti autorità comunitarie ed internazionali. Inoltre, trattandosi di focolaio nel selvatico è stata convocata una riunione di emergenza del Gruppo operativo degli esperti allo scopo di delimitare l’area infetta e definire le misure straordinarie da attuare per limitare la diffusione della malattia.

 

Intanto, la regione Piemonte ha attivato l’Unità di Crisi Regionale (UCR) per l’organizzazione della ricerca di ulteriori carcasse di cinghiali nel territorio, dei controlli negli allevamenti di suini nell’area infetta, per la gestione dell’attività venatoria, per fornire indicazioni operative agli stakeholders e per la messa in atto di ogni altra misura prevista dalle norme necessaria a contrastare la diffusione della malattia.

 

È in corso inoltre l’attivazione del nucleo di coordinamento regionale per l’organizzazione delle attività di gestione del focolaio.

 

 

Oggi l'Unità di Crisi Centrale- La situazione è al vaglio dell’Unità di crisi centrale già convocata per oggi. Agli esiti della riunione, il Ministero della Salute aggiornerà sulla delimitazione della zona infetta e sul dettaglio delle misure necessarie, "in considerazione del gravissimo rischio economico per il settore produttivo della suinicoltura italiana e l’industria agroalimentare ad esso collegata".

 

Massima allerta- Dalla conferma del focolaio di Ovada, il Ministero della Salute ha chiesto ai Servizi Veterinari di rafforzare "al massimo" la sorveglianza nel settore del selvatico e di innalzare al livello massimo di allerta la vigilanza sulle misure di biosicurezza nel settore domestico, con particolare riguardo a tutte le operazioni di trasporto e di movimentazione degli animali, di mangimi, prodotti e persone.

 

In tutto il territorio nazionale è raccomandato di rinforzare l’attività di sorveglianza passiva negli allevamenti suini e di compiere "ogni sforzo per rintracciare e testare le carcasse di cinghiali come previsto dal piano nazionale di sorveglianza".

 

Il Ministero della Salute ha  comunicato la necessità di sospendere temporaneamente le certificazioni per l’export di carne suina macellata dal 7 gennaio 2022 e dei prodotti a base di carne fabbricati con questa materia prima, nel caso di invio a Paesi Terzi che richiedano la dichiarazione di indennità del territorio nazionale dalla PSA.

 

A livello comunitario, in applicazione del principio di regionalizzazione e sulla base del Regolamento di esecuzione (UE) 2021/605 della Commissione, verrà individuata l’area del territorio da sottoporre a restrizioni per gestire i rischi associati alla diffusione della malattia.

 

Nessun Paese membro della UE potrà però imporre limitazioni alla circolazione di carni e prodotti a base di carne ottenuti dalla macellazione di suini provenienti da zone dell’Italia diverse da quella che verrà individuata  dalla Commissione. Ma i Paesi terzi, che non riconoscono il principio di regionalizzazione, potranno imporre il divieto di importazione di tutti i prodotti suini dell’intero Paese in cui la PSA si è manifestata quindi ci potrebbero essere conseguenze pesanti sul commercio delle carni suine italiane.

 

 

La PSA in Italia- La Peste Suina Africana è presente in Italia limitatamente alla regione Sardegna dal 1978. Prima del 7 gennaio scorso non era stato registrato nessun caso di malattia nel resto di Italia. Quello di Ovada -in un’ampia area montuosa a cavallo delle regioni Piemonte e Liguria- è il primo caso di PSA nell'Italia continentale.

 

 

La Peste Suina Africana  è una malattia infettiva altamente contagiosa, tipicamente emorragica, causata da un virus appartenente al genere Asfivirus che colpisce solo i suidi domestici e selvatici causando un’elevata mortalità.

 

Globalmente si conoscono oltre venti genotipi del virus, ma solo due sono presenti fuori dal continente africano: il genotipo I è limitato alla Sardegna, mentre il genotipo II è il responsabile del recente fenomeno epidemico iniziato nel 2007 in Georgia per poi propagarsi nell’ex blocco sovietico e in diversi paesi dell’Unione Europea (Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia, Ungheria, Serbia, Repubblica Ceca, Romania, Belgio, Slovacchia, Grecia, Germania). Più recentemente l’infezione è arrivata in Cina e si è diffusa anche in molti altri Paesi asiatici.

 

Il virus della PSA è molto stabile, resiste ad un ampio range di pH e temperature (per anni nella carne congelata) ed è resistente all’autolisi, per cui rimane infettante per diverse settimane anche nelle carcasse abbandonate sul territorio. Viene inattivato solo dalla cottura e da specifici disinfettanti.

 

 



NOTA_DGSAF_PSA_IN_PIEMONTE.pdf184.76 KB


 

 

  

Fonti utili

 

Istituto Zooprofilattico Sperimentale del'Umbria  e delle Marche

 

Ministero della Salute 

 

Commissione Europea      

 

 

 

 
 
 

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