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Antibiotico-resistenza in Italia:
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In natura, i batteri presentano nel proprio corredo genico uno o più geni di resistenza, che permettono lo sviluppo di specifici meccanismi di difesa verso una o più classi di antibiotici, diminuendo o annullando la loro efficacia (o, per meglio dire, la sensibilità ad essi). Dunque, l’antimicrobico-resistenza (AMR) rappresenta un processo evolutivo naturale. Essa però può subire un incremento con l’uso improprio e/o eccessivo di antimicrobici: tale pressione selettiva favorisce lo scambio di materiale genetico con altri batteri eventualmente presenti (patogeni e commensali) e la trasmissione delle resistenze. Numerose sono state nel corso degli anni le azioni messe in campo per la riduzione del consumo di antimicrobici in ambito veterinario, a più livelli (diagnostica, monitoraggio, farmacosorveglianza, formazione, comunicazione, ricerca), sebbene il problema dell’AMR permanga.

L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), con i suoi report annuali, monitora la situazione europea sulle tendenze e prevalenze di antibiotico-resistenza in uomo, animali destinati alla produzione alimentare (DPA) ed alimenti di origine animale, armonizzandone i dati ai valori di Cut-off Epidemiologici (ECOFFs). Questi ultimi non subiscono alterazioni legate alla frequenza di somministrazione degli antimicrobici, permettendo una migliore comparabilità ed interpretabilità dei dati: un isolato, dunque, sarà considerato resistente se la minima concentrazione inibente (MIC) è > all’ECOFF. Il livello di resistenza del batterio indicatore alle principali molecole antimicrobiche viene attribuito sulla base di intervalli di percentuale ben definiti, riconducibili alla percentuale di isolati resistenti rispetto al numero totale di isolati testati di quel microrganismo in quel Paese. L’EFSA ed il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) hanno stabilito come “indicatori di resistenza antimicrobica” per uomo, animali e alimenti alcuni batteri zoonotici ovvero:

  • Campylobacter spp.
  • Escherichia coli
  • Salmonella spp.
  • Staphylococcus aureus-meticillino-resistente (MRSA)
  • enterobatteri produttori di:
    1) β-lattamasi di tipo ESBL (in grado di trasmettere la resistenza alle penicilline e alle cefalosporine, dalla prima alla quarta generazione, ma sono tuttavia inibite dall’acido clavulanico)
    2) β-lattamasi di tipo AmpC (le quali sono una causa comune di resistenza alle cefalosporine dalla prima alla terza generazione e non possono essere inibite dall’acido clavulanico)
    3) carbapenemasi (con conseguente spiccata multi-resistenza a tutti gli antibiotici β-lattamici, ovvero penicilline, cefalosporine, monobattami e carbapenemi).

Nell’ultimo rapporto [1], pubblicato ad aprile 2021, (consultabile anche attraverso la dashboard multimediale [2]) si evince una situazione italiana ben diversificata sulla prevalenza di isolati resistenti in animali DPA e carne derivata:

  • Spicca l’elevata prevalenza di E. coli con fenotipo ESBL+ nei vitelli (98,5%), dato simile nella carne bovina (93,8%), con crescente presenza di isolati ESBL+ co-resistenti all’acido clavulanico e alla cefalosporina di terza generazione ceftriaxone nella carne bovina (37,5%). Anche nei settori suinicolo ed avicolo italiano la prevalenza di produttori di ESBL è a livelli estremamente alti (carne suina: 88,2%; suini da ingrasso: 85%; pollo da carne e carne di pollo: 79,5%). A tale quadro, si contrappone una bassa prevalenza di fenotipi AmpC+ e doppio fenotipo AmpC+/ESBL+ nei compartimenti zootecnici italiani (Tabella 1).

Tabella 1. Differenza nella prevalenza di isolati di E. coli con fenotipo ESBL+, AmpC+, ESBL+/AmpC+, CP+ e con fenotipo ESBL+ resistente a CLA/CTX nelle diverse fonti in Italia nel 2019

  • In merito alle prevalenze di resistenza agli antimicrobici critici (Tabella 2), Salmonella Kentucky (100%) e Salmonella Infantis (95%) hanno acquisito maggiori resistenze nei tacchini e nei polli da carne, raggiungendo livelli saturi nei confronti di chinoloni e fluorochinoloni; dati inferiori ma comunque alti per le medesime classi in isolati di Campylobacter jejuni (64% e 87%) e di Escherichia coli (53,4% e 64%) in carcasse di polli. Nei vitelli, invece, si evidenzia un aumento di isolati di C. jejuni resistenti al chinolone acido nalidixico (68,9%) e al fluorochinolone ciprofloxacina (69,8%) e di isolati di E. coli resistenti alla ciprofloxacina (46,2%). Quadro migliore per quanto concerne Salmonella spp.ed E. coli nella suinicoltura italiana. Infine, nella produzione da uova Salmonella Kentucky si conferma il serovar che ha acquisito livelli di resistenza critici (95,2%), sia all’acido nalidixico che alla ciprofloxacina, mentre il sierotipo Salmonella Enteritidis mostra un livello preoccupante di resistenza alla colistina (38,2%).

Tabella 2. Differenza nelle prevalenze di resistenza agli antimicrobici critici per OMS (cefalosporine terza generazione, chinoloni, fluorochinoloni, macrolidi, polimixine), per agenti zoonotici, nelle diverse fonti in Italia nel 2019 

  • Per quanto riguarda la multi-drug-resistance (MDR) (ovvero ceppi non suscettibili ad almeno tre classi di antimicrobici) (Tabella 3) nei ceppi zoonotici isolati nei vitelli, emerge una prevalenza estremamente alta del fenotipo MDR+ in Salmonella spp. (75%) ed in Escherichia coli (73,4%). Nei suini da ingrasso la prevalenza di fenotipi MDR+ si attesta al 70,4% negli isolati di E. coli mentre negli isolati di Salmonella spp. il livello di MDR è del 40,1%. In ambedue i settori zootecnici le resistenze crociate riguardano l’ampicillina, il sulfametossazolo e la tetraciclina. Nei polli da carne, Salmonella Infantis predomina con un livello di resistenza pari al 93,2% mentre livelli più bassi si registrano per gli isolati MDR+ di E. coli (64%) e Salmonella spp. (51%). La multiresistenza riguarda l’ampicillina, la ciprofloxacina, il sulfametossazolo, il trimetoprim e la tetraciclina. Quadro positivo nel comparto delle galline ovaiole in quanto i livelli di MDR+ non vengono raggiunti, ovvero la resistenza per ciascuna specie indicatore non copre più di due classi antimicrobiche: Salmonella spp. e Salmonella Kentucky raggiungono livelli di resistenza alti solo per chinoloni e fluorochinoloni pari a 49,2% e 95,2% in ambedue le categorie, mentre il serovar Salmonella Enteritidis mostra resistenza alta solo alle polimixine (38,2%).

Tabella 3. Differenza nella prevalenza di isolati con fenotipo MDR+, per specie zoonotiche, nei vitelli, nei polli da carne, nei suini e nelle galline ovaiole in Italia nel 2019

A fine marzo 2022 è stato pubblicato il nuovo rapporto di sintesi UE sulla resistenza antimicrobica nei batteri zoonotici e indicatori di esseri umani, animali e alimenti [6], relativo al biennio 2019-2020, dal quale è emerso un quadro nazionale pressoché costante, con differenze nelle percentuali di prevalenza che non vanno oltre le poche unità, eccetto per le seguenti combinazioni battere-matrice indicative del rischio di resistenza antimicrobica [7]:

  • una tendenza in rialzo estremamente significativa nella resistenza ai fluorochinoloni per Campylobacter coli nell'uomo, sino a livelli di saturazione (nel 2019 era 68,8% mentre nel 2020 100%);
  • un trend in rialzo alla resistenza ai fluorochinoloni anche negli isolati nazionali di Salmonella Infantis nell'uomo (da 63,2% a 76,7%);
  • un calo della prevalenza della multiresistenza per E. coli nel pollo da carne (2019: 64,1%; 2020: 52,4%) (Tabella 4 ).

Tabella 4. Differenza nella prevalenza di isolati con fenotipo resistente, per specie zoonotiche, in Italia nel 2020 rispetto al 2019

Riguardo il progetto di Sorveglianza europea sul Consumo di Antimicrobici Veterinari (ESVAC), l’ultimo rapporto [3], pubblicato a novembre 2021, basato sui dati armonizzati delle vendite annuali degli Stati Membri e sulla stima dell’intera popolazione animale presente nell’anno di osservazione in ciascun Paese, mette in risalto come la tendenza nazionale sia in netto calo: nel 2020 le vendite di antibiotici in forma orale sono state pari a 7,4 tonnellate (t) mentre le vendite in altre forme farmaceutiche 689,3 t, per un totale di 696,7 t, con una diminuzione del 43% rispetto al dato di partenza del 2016 (1213,2 t). La vendita totale di agenti antimicrobici nei DPA ha raggiunto quota 181,8 mg/PCU nel 2020: le principali classi più vendute rimangono le penicilline e le tetracicline (rispettivamente il 33,6% e il 26,9% delle vendite totali del 2020). Altro dato positivo è la riduzione nella vendita degli antimicrobici considerati di importanza critica ed inseriti nella lista B della categorizzazione AMEG dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) (Figura 1) [4], inclusi quelli considerati di priorità massima per l’uomo dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità (WHO):

  • 0,70 mg/PCU per le polimixine, inferiore alla media europea di 2,58 mg/PCU, che hanno rappresentato solo lo 0,4% di vendita sul totale complessivo;
  • 0,16 mg/PCU per le cefalosporine di terza e quarta generazione, in linea con la media europea, che hanno rappresentato solo lo 0,4% di vendita sul totale complessivo;
  • 1,23 mg/PCU per i fluorochinoloni, inferiore alla media europea di 2.20 mg/PCU, la cui vendita rappresenta lo 0,68% del totale;
  • 0,78 mg/PCU per gli altri chinoloni, dato che però risulta essere sopra il livello medio europeo di 0,73 mg/PCU;
  • 8,68 mg/PCU contro i 16,55 di media europea, con una percentuale di vendita sul totale del 4,8% [5].

Gli indicatori secondari del progetto, riguardo la riduzione delle tendenze di vendite dei critici rispetto al 2016, nel 2020, risultano dunque soddisfatti per l’Italia.


Figura 1. Distribuzione territoriale delle vendite di chinoloni (a), fluorochinoloni (b), cefalosporine di terza e quarta generazione (c) e polimixine (d) per animali da produzione alimentare, in mg/PCU, in Italia, per il 2020 [4]


Bibliografia e sitografia

  1. European Food Safety Authority, & European Centre for Disease Prevention and Control, «European Union Summary Report on Antimicrobial Resistance in Zoonotic and Indicator Bacteria from Humans, Animals and Food in 2018/2019,» 2021
  2. European Food Safety Authority, & European Centre for Disease Prevention and Control
  3. European Medicine Agency, «Sales of veterinary antimicrobial agents in 31 European countries in 2019 and 2020,» 2021
  4. European Medicine Agency, «European database of sales of veterinary antimicrobial agents,»
  5. Ministero della Salute, DGSAFV, Ufficio IV, «Dati di vendita dei medicinali veterinari contenenti sostanze antibiotiche. Risultati del progetto ESVAC,» 2021.
  6. European Food Safety Authority, & European Centre for Disease Prevention and Control, [Online] 
  7.  Autorità europea per la sicurezza alimentare e Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. (2022). Relazione di sintesi dell'Unione europea sulla resistenza antimicrobica nei batteri zoonotici e indicatori provenienti da esseri umani, animali e alimenti nel 2019/2020 [set di dati].

Lilla Vizza
Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise "G. Caporale" (IZSAM)

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