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Diffusione di Trichinella britovi negli animali domestici e nella fauna selvatica della regione Abruzzo

 


Introduzione

Nel genere Trichinella sono riconosciuti 12 taxa suddivisi in due clades di cui uno comprende sei specie (T. spiralis, T. nativa, T. britovi, T. murrelli, T. nelsoni and T. patagoniensis) e tre genotipi (Trichinella T6, T8 and T9) che incapsulano le larve L1 nel muscolo striato somatico dei loro ospiti dove maturano nel loro stadio infettivo. Il secondo clade comprende tre specie (T. pseudospiralis, T. papuae and T. zimbabwensis) che infettano i loro ospiti senza la trasformazione cistica (specie non incapsulate). Tutte le specie possono parassitare i mammiferi, T. pseudospiralis ha come ospiti anche gli uccelli e T. papuae anche i rettili [1].

Attualmente la fauna selvatica rappresenta il maggiore serbatoio del parassita, che si trasmette tra le specie selvatiche mediante carnivorismo sia nella forma predatore-preda sia mediante il comportamento necrofagico. Le specie animali sensibili sinantropiche, l’allevamento semibrado o brado e l’abbandono di carcasse o resti di macellazione sono fattori determinanti per l’instaurarsi di cicli domestici dell’infezione. La malattia nell’uomo è associata al consumo di prodotti carnei contaminati, crudi o poco cotti o non sufficientemente stagionati.

La circolazione di Trichinella in Europa è sostenuta da quattro specie: T. spiralis, T. pseudospiralis, T. nativa e T. britovi. In Italia, tranne sporadiche segnalazioni di cicli silvestri sostenuti da T. spiralis e T. pseudospiralis, T. britovi è la specie che sostiene il ciclo silvestre. La volpe è ritenuta il serbatoio di T. britovi nelle regioni alpine, mentre nelle regioni appenniniche il parassita è rilevato nel lupo (Canis lupus italicus) prevalentemente, nella volpe e in minor misura nel cinghiale e nei mustelidi [2, 3, 4, 5].

In un precedente studio relativo al periodo 2004-2014, nella regione Abruzzo era stata evidenziata una prevalenza apparente (PA) dell’infezione da T. britovi dello 0.51%. Lo stesso studio attestava l’assenza di positività nelle specie domestiche destinate al consumo. La distribuzione dei campioni copriva il territorio di 265 dei 305 comuni delle 4 province della Regione Abruzzo e nessuna positività era rilevata nella Provincia di Teramo [3].

Lo scopo del presente lavoro è di fornire aggiornamenti sull’infezione da T. britovi riguardo la sua distribuzione nel territorio della regione Abruzzo e nelle specie ospiti nel periodo 2015-2020 (fino al 30 giugno). In particolare, riportare i dati di due recenti eventi di infezione in una specie e in un territorio precedentemente non interessati.


Situazione epidemiologica dell’infezione da T. britovi nella regione Abruzzo nel periodo 2015 - 30 giugno 2020

Nel periodo considerato, la ricerca di Trichinella è stata sistematicamente effettuata mediante i metodi di digestione enzimatica prescritti dal Regolamento europeo 1375/2015 [5], sui campioni conferiti nell’ambito di piani regionali di monitoraggio sanitario della fauna selvatica, di abbattimento selettivo del cinghiale e del controllo ufficiale delle carni delle specie destinate al consumo umano.

Complessivamente da queste attività sono stati ottenuti 101 isolati di Trichinella spp. (Tabella 1) e nessuna specie diversa da T. britovi è stata identificata dal Laboratorio di Referenza Europeo per i parassiti situato presso l’Istituto Superiore di Sanità a Roma, a cui sono stati inviati per l’attribuzione di specie [6].

Tabella 1. Campioni esaminati nel periodo 2015-2020 (al 30.06.2020) per Trichinella, suddivisi per categoria o specie
P: positivi;   n: numero campioni esaminati

Rispetto al periodo 2004-2014 precedentemente considerato la PA dell’infezione risulta complessivamente diminuita (0,22% rispetto a 0,51%). Sono stati comunque confermati i dati di PA nei carnivori selvatici e la relativa sporadicità dell’infezione nel cinghiale e nei mustelidi. L’analisi della serie storica delle prevalenze riscontrate nei carnivori selvatici (Figura 1) mostra come la prevalenza dell’infezione nel lupo sia, quasi costantemente, al di sopra del limite confidenziale superiore della prevalenza nella volpe.


Figura 1. Prevalenza apparente di T. britovi nei carnivori selvatici nel periodo 2004-2018 nella regione Abruzzo

Tuttavia, nel periodo considerato, due recenti eventi di positività hanno modificato l’andamento storico dell’infezione negli animali; è stato registrato il primo focolaio di Trichinella nel suino domestico nella regione Abruzzo e per la prima volta è stata rilevata l’infezione in cinghiali cacciati nella provincia di Teramo (Tabella 2).

Tabella 2. Campioni esaminati nel periodo 2015-2020 (al 30.6.2020) per Trichinella, suddivisi per provincia di provenienza
P: positivi;   n: numero campioni esaminati


Primo focolaio di T. britovi nel suino nella regione Abruzzo

Nei mesi di gennaio e febbraio 2020 due suini sottoposti a regolare macellazione sono risultati positivi per T. britovi. Gli animali provenivano da un allevamento suino semibrado a ciclo chiuso della provincia di L’Aquila al confine con la regione Lazio, condotto su un terreno recintato esteso circa 34 ettari, in una zona agricolo-forestale.

La consistenza dell’allevamento al 31 gennaio 2020 era di 79 capi, prevalentemente magroni e magroncelli, con la presenza di 7 riproduttori. I suini, di razza meticcia, derivavano da incroci tra duroc, cinta senese, landrace e large white. Successivamente e fino al 30 giugno altri 7 suini dell’allevamento sono stati macellati e sono risultati negativi alla ricerca di Trichinella. Inoltre, altri due suini morti in azienda e un topo catturato sono stati sottoposti alla ricerca di Trichinella, anch’essi con esito negativo.

Una delle mezzene delle due carcasse positive, insieme con la testa intera dello stesso animale, sono stati sottoposti a un protocollo di disosso al fine di stimare il carico larvale complessivo. Allo scopo la mezzena è stata sezionata in 13 tagli corrispondenti ai principali tagli commerciali della lavorazione del suino. Questi, unitamente ai siti riconosciuti di predilezione per l’incistamento delle larve (lingua, diaframma, masseteri), sono stati sottoposti alla ricerca di Trichinella. Di ogni gruppo muscolare è stato determinato il numero di larve per grammo e, moltiplicando quest’ultimo per il rispettivo peso, sono stati stimati i carichi larvali dei singoli distretti. Infine, sommando questi ultimi, è stato stimato il carico larvale dell’intera mezzena (Tabella 3).

Tabella 3. Distribuzione del carico larvale della mezzena di suino


Primi focolai di T. britovi nel cinghiale in provincia di Teramo

Tra maggio e giugno 2020 è stata rilevata la presenza di larve di T. britovi in due cinghiali provenienti da due località del versante orientale del Gran Sasso in provincia di Teramo distanti tra loro circa 40 km e abbattuti nell’ambito del programma di controllo selettivo della specie. Circa l’origine di questi primi rilievi dell’infezione nel cinghiale nel teramano, l’ipotesi più verosimile è l’arrivo di cinghiali parassitati, attraverso corridoi naturali esistenti tra queste località del Gran Sasso e i territori del chietino e del pescarese. Territori dove sporadicamente negli anni 2014, 2016, 2017 e 2019 sono stati trovati cinghiali parassitati.


Considerazioni

Il focolaio di T. britovi nel suino nella provincia di L’Aquila nel 2020 può essere considerato il primo caso di spillover in questa specie nella regione Abruzzo. Dagli archivi sanitari dell’Istituo Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise (IZSAM) non risultano infatti positività in questa specie. L’allevamento risultato infetto appartiene alla tipologia maggiormente esposta all’infezione da Trichinella in considerazione della condivisione ambientale degli animali con più specie selvatiche potenziali serbatoio del parassita.

Lo studio del carico larvale ha attestato che l’infezione naturale da T. britovi nel suino è ubiquitaria e riproduce quanto riscontrato in infezioni sperimentali [7]. I siti di predilezione (muscoli della testa, lingua, diaframma) sono risultati quelli maggiormente parassitati, confermando la validità diagnostica degli screening di laboratorio. Infine, la presenza di almeno 2 larve/g anche in tagli commerciali destinati a prodotti di salumeria, rafforza le indicazioni sul rischio di trasmissione del parassita attraverso preparazioni di carne suine non controllate, consumate crude o non sufficientemente stagionate.


Figura 2. Allevamento semibrado di suini


Bibliografia

  1. Pozio E., Murrell K. 2006. Systematics and epidemiology of Trichinella. Adv Parasitol., 63:367-439
  2. Pozio E. 2019. Trichinella and Trichinellosis in Europe. Veterinarski Glasnik, 00, 1-20
  3. Badagliacca P., Di Sabatino D., Salucci S., Romeo G., Cipriani M., Sulli N., Dall'Acqua F., Ruggieri M., Calistri P., Morelli D. 2016. The role of the wolf in endemic sylvatic Trichinella britovi infection in the Abruzzi region of Central Italy. Vet. Parasitol., 231:124-127
  4. Remonti L., Balestrieri A., Domenis L., Banchi C., Lo Valvo T., Robetto S., Orusa R. 2005. Red fox (Vulpes vulpes) cannibalistic behaviour and the prevalence of Trichinella britovi in NW Italian Alps. Parasitol. Res., 97:431-435
  5. Commissione Europea. 2015. Regolamento di esecuzione (UE) 2015/1375 della Commissione del 10 agosto 2015 che definisce norme specifiche applicabili ai controlli ufficiali relativi alla presenza di Trichine nelle carni. Gazzetta Ufficiale, L 212, 7-34
  6. Kapel, C.M.O., 2005. Muscle distribution of sylvatic and domestic Trichinella larvae in production animals and wildlife. Vet. Parasitol., 132, 101-105.

 

Stefania Salucci*, Nadia Maria Sulli* , Antonio Melideo**, Marco Gargano**, Nicola Pisegna Orlando**, Luciano Marini***, Pietro Badagliacca*
* Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise "G. Caporale" (IZSAM)
** Azienda Sanitaria Locale 1 Avezzano Sulmona L’Aquila, Dipartimento di Prevenzione, Avezzano
*** Azienda Sanitaria Locale Teramo, Dipartimento di Prevenzione, Teramo

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