L'Istituto in Cile per la gestione integrata delle popolazioni canine

 

Il 12 aprile del 2012 si è svolto nella cittadina patagonica di Puerto Montt, in Cile, il seminario internazionale sulla "Gestione delle popolazioni canine nelle aree rurali". L'evento, organizzato in collaborazione con il Servicio Agrícola y Ganadero (SAG), in qualità di autorità competente per il settore zootecnico del Ministero dell'Agricoltura cileno, e l'Università Santo Tomàs, si inquadra nell'ambito delle attività internazionali dell'Istituto G. Caporale finalizzate a consolidare la ricerca scientifica e la cooperazione del Paese latinoamericano in aree ritenute strategiche per lo sviluppo dell'economia nazionale: benessere animale, epidemiologia, analisi del rischio, tracciabilità degli animali, salute pubblica e formazione veterinaria.


Il governo cileno, primo ad includere gli standard internazionali sul benessere degli animali negli accordi bilaterali per lo scambio di prodotti di origine animale con l'Unione Europea, intende promuovere un approccio integrato alla tutela delle produzioni zootecniche e rafforzare la collaborazione tra le istituzioni pubbliche e i soggetti interessati ad affrontare in maniera sistematica il complesso fenomeno del randagismo canino, percepito come problematica rilevante anche nelle aree rurali e silvestri del Paese, in ragione dei pesanti danni provocati alle aziende zootecniche, del persistente rischio di diffusione di gravi malattie zoonosiche come l'idatidosi e delle potenziali conseguenze negative per la sostenibilità del turismo ecologico.


Gli oltre 100 partecipanti, assieme ad esperti del settore zootecnico e forestale, docenti e ricercatori universitari, amministratori pubblici, rappresentanti della autorità competenti nazionali ed associazioni protezionistiche locali, hanno animato un'intensa discussione intorno agli effetti dell'interazione tra popolazioni canine vaganti, specie selvatiche e domestiche allevate nelle aree protette della Patagonia cilena.


Tra le relazioni più interessanti quelle sulle conseguenze economiche dovute alla predazione dei cani rinselvatichiti sugli allevamenti ovini estensivi, sui metodi di controllo e sui progetti di conservazione dei carnivori selvatici, sullo sviluppo di metodi immunocontraccettivi e farmacologici finalizzati al controllo della fertilità degli animali da compagnia, sulle campagne di educazione e di sensibilizzazione pubblica alla proprietà responsabile degli animali. Gli esperti dell'Istituto G. Caporale hanno riportato le esperienze più significative e tratteggiato le dimensioni del randagismo canino nelle aree protette, problematica altrettanto rilevante in molte aree del vecchio continente e tutt'ora estremamente rilevante anche per le implicazioni sulla salute, la sicurezza pubblica e il benessere degli animali.

 
 
 
 
 
© IZSAM Agosto 2016
 
 
 
 
 
 
 
 

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