Focolai di vaiolo ovino in Grecia

 
Figura 1.  Focolai di vaiolo ovino in Grecia in allevamenti misti (pecore e capre) e solo pecore nel periodo di settembre-ottobre 2017
Figura 1. Focolai di vaiolo ovino in Grecia in allevamenti misti (pecore e capre) e solo pecore nel periodo di settembre-ottobre 2017

Il 18 settembre 2017 il direttore della direzione di sanità animale, Ministero dello sviluppo rurale e degli alimenti di Atene, Grecia, ha notificato all’OIE due focolai di vaiolo ovino (Sheep poxand Goat pox) nell’Isola di Lesvos, Provincia di Voreio Aigaio. Il sospetto è stato emesso il 5 settembre e il focolai sono stati confermati il 7 settembre 2017.

 

Il laboratorio Nazionale, Centro veterinario di Atene, ha confermato la positività in 42 animali (17 ovi-caprini + 25 pecore) all’esame della RT-PCR. Sedici (11+5) di questi animali sono morti e i rimanenti 314 (69+245) sono stati abbattuti; le carcasse e i loro sottoprodotti sono state smaltiti sotto controllo ufficiale.

 

Successivamente il 3 ottobre sono stati notificati ulteriori tre focolai nella stessa isola che hanno interessato 5 ovi-caprini di cui 2 sono morti e i restanti 256 sono stati abbattuti.

La malattia è riapparsa dopo che nel marzo 2015, dicembre 2016 e gennaio 2017 altri focolai clinici erano stati notificati in allevamenti misti (pecore e capre) o di solo pecore della medesima isola. Inoltre, la malattia si è verificata in Israele nel gennaio del 2017 e in Egitto maggio 2017.

 

La ricomparsa del vaiolo ovino nell’isola di Lesvos, malattia esotica nel resto del territorio dell’Unione europea, conferma come tale area geografica, identificabile con il territorio dell’Europa sud-orientale, continui a rappresentare un possibile canale di introduzione di malattie esotiche. Infatti, anche la dermatite nodulare del bovino (Lumpy Skin disease) ha seguito un percorso simile nel 2016-2017 con focolai in Georgia, Grecia, Albania e Macedonia (FYROM). Per tali malattie, la movimentazione non controllata di animali gioca un ruolo fondamentale nel favorire la diffusione dell’infezione e la sua possibile introduzione in Unione europea.

 
 
 

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